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Ciro, un anno dopo la morte Napoli chiede ancora giustizia

Sono le 9 del 25 giugno 2015, l’alba di un nuovo giorno è sorta da tempo sulla città di Roma, tra l’indifferenza generale. In pochi ricordano che, esattamente 365 giorni fa, l’alba del 25 non l’hanno vista tutti: Ciro Esposito si è spento alle 6 del mattino al Policlinico Gemelli. Un anno è passato, ma in questi casi il tempo non conta. Si rivive un momento con la mente, e sembra passato un attimo: Napoli, la città dei tifosi azzurri, si sveglia stamattina con la stessa tristezza e la stessa rabbia di un anno fa. Tristezza, per la perdita di un fratello tifoso. Rabbia, per la lunghissima quanto immeritata agonia.

Immeritata: che cosa aveva fatto il 3 maggio Ciro Esposito per essere sparato da uno squilibrato (perché definirlo tifoso è ingiusto)? Quaranta giorni trascorsi nel reparto di terapia intensiva del Gemelli, prima della morte, per mezzo di un folle. C’è ancora qualcuno, oltre alla famiglia, che chiede giustizia?

A pagare non può essere il solo De Sanctis, e questo, la signora Antonella Leardi, lo sa bene. D’altronde fu proprio lei, dopo la morte del suo Ciro, ad accusare le autorità. Il prefetto e il questore, due portavoce di un sistema malato al suo interno.

“Eravamo soli, nemmeno un vigile urbano”: questo il grido disperato di diversi supporter azzurri. Come è stato possibile lasciare soli migliaia di tifosi che sarebbero stati inevitabilmente attaccati? Quello delle autorità è stato un tradimento nei confronti di chi ancora si fida delle istituzioni italiane. 

Come si fa a lasciare soli migliaia di tifosi in un sistema come quello italiano, in cui lo scontro con la tifoseria rivale conta più del risultato? A causa di questi quesiti, ancora irrisolti, un giovane è morto seguendo la sua passione, la sua ragione di vita.

La battaglia della signora Antonella Leardi sembra senza senso, persa in partenza, specialmente se rivolta ai vertici del calcio, i capitreno che truccano le partite di calcio, prendendosi beffa di chi, in questo sport, ancora ci crede.

E’ passato un anno, Ciro non c’è più, giustizia non è ancora stata fatta. Viene alla mente un coro intonato dai tifosi partenopei: “E’ passato tanto tempo, non ci lasceremo mai”. Ciro è con noi, sempre, dovunque e comunque.

Vittorio Perrone

Articolo modificato 25 Giu 2015 - 09:16

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Vittorio Perrone