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Un Napoli che continua a cambiare ma il diktat resta rinforzare, non rivoluzionare

E’ passato poco più di un mese dalla fine del campionato del Napoli eppure le cose sono fortemente cambiate per il club di De Laurentiis che, in poco tempo, si ritrova con un nuovo allenatore, un nuovo staff tecnico, un nuovo direttore sportivo ed una rosa in fase di evoluzione. L’era Benitez non ha convinto il massimo dirigente azzurro, così come i nomi blasonati di una rosa che, davanti a piccole e grandi difficoltà quali uno stop improvviso in Champions, una squadra meno blasonata a più affamata di vittorie, un match in salita o un’impostazione tattica che spesso condanna non ha reso al top, vanificando in poche battute quanto costruito in due anni. Doveroso dare una sterzata, doveroso procedere nel senso opposto di marcia: serve un Napoli più campanilista, anche provinciale, italiota, attaccato alla maglia, cinico, intelligente, tattico. Più utilità e meno superficialità insomma. Ma non bisogna neanche incorrere nell’errore di stravolgere troppo un assetto che andava bene e migliorato solo in quale pedina per ottenere nuovamente il top.

LA DIFESA. Uno dei punti deboli del Napoli di Benitez, uno dei punti di forza dell’impostazione tattica di Sarri ed ovviamente non è un caso, Ciò che si è imputato spesso al reparto più arretrato partenopeo in questa stagione è stata la mancanza di un leader capace di trascinare i compagni nei momenti difficili, comandare il reparto, dare la carica e fare la differenza. Detto fatto: è tornato Pepe Reina tra i tifosi in visibilio, il perfetto mix di carattere, esperienza, qualità e cuore, tanto cuore azzurro. Poi ovviamente, servono i rinforzi: si parte dalle fasce per poi puntellare la zona centrale, con qualche addio, qualche conferma ed altrettante sorprese.

IL CENTROCAMPO. Il modulo a due di Benitez in mezzo al campo è spesso stato il tallone d’Achille del Napoli, composto poi da giocatori abituati o a giocare a tre o con gravi carenze tecniche da non sopportare il peso dell’impostazione e del supporto nelle due fasi. Anche in questo caso è arrivato il tassello mancante, un regista di grande professionalità, tecnica e sacrificio Mirko Valdifiori, voglioso di mettersi ancora in gioco e fare bene. Ma ci sarà ancora molto movimento: confermato David Lopez mentre Gargano e Jorginho sembrano avere già le valigie pronte. C’è quindi da aspettare, per l’assetto definitivo.

L’ATTACCO. E qui arriva il bello. Fatta esclusione per Michu tornato allo Swansea ed anche lì in fase d’addio, quattro azzurri potrebbero essere scelti come vittime sacrificali del rinnovamento napoletano: si tratta di Duvan, Higuain Callejon o Mertens. Ovviamente non tutti, perchè il Napoli deve comunque rinforzarsi e non stravolgersi, soprattutto senza rinforzare le avversarie. C’è chi partirà, chi premerà per andare via, chi chiederà ancora un’altra chance. Chi come Gabbiadini e Lorenzo Insigne farà parte dell’ossatura della rosa allenata da Sarri e chi arriverà, magari qualche colpo a sorpresa da far venire la pelle d’oca come è stato in passato per Lavezzi o Cavani, nonostante lo scetticismo iniziale. Ma chiunque vestirà la maglia azzurra lo farà con orgoglio, convinzione motivazione. Perché non è più tempo di sbagliare. Magari di sperimentare sì, ma per ottenere il meglio dando sempre il massimo. Per migliorare e mai rivoluzionare.

Alessia Bartiromo
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