Il paragone nel calcio rappresenta l’essenza stessa del gioco. E’ uno di quei discorsi da bar che più appassionano lo spettatore medio. Se così non fosse, non staremmo a dimenarci ad ogni gol di Messi sulle differenze tra l’argentino del Barca e Maradona. I confronti nascono così per caso oppure da una voce comune. Basta un gesto ed ecco che inizia il confronto. E’ così che Maurizio Sarri ora si trova a dover rapportarsi con la figura di Walter Mazzarri.
A Dimaro, i tanti napoletani in visita stanno assistendo a nuovi metodi di allenamento rispetto alla gestione degli ultimi due anni. Tanta intensità, attenzione spasmodica alla preparazione fisica e molta energia. Per questo, la voce del popolo vuole che Sarri non stia facendo altro che ricalcare le orme già mosse da Mazzarri.
Tra i due infatti c’è una similitudine di fondo, molto più che metodologica. Entrambi hanno vissuto maggior parte della loro vita in Toscana ed entrambi sono allenatori nati, fatti e cresciuti nei campi di provincia. Conoscono la gavetta e sanno cosa sia lo spirito di sacrificio da imprimere ai giocatori. I campi di provincia stessi poi li hanno fatti diventare estremamente competenti di calcio, al punto da ottenere risultati insperati con squadre considerate “piccole”.
Per Mazzarri c’è il caso clamoroso della Reggina, salvata da una penalizzazione di 11 punti. Per Sarri, invece, c’è il merito di aver trasformato l’Empoli da Cenerentola in B a modello in Serie A. Proprio come il suo predecessore, poi, per Sarri a Napoli arriva inattesa la prima grande occasione della carriera, occasione che ha già fatto sapere di non voler buttare al vento.
Entrambi uomini preparati, conoscenti del gioco, seri e appassionati del duro lavoro. I termini di similitudine tra i due ci sono tutti, da qui a raggiungere le vette del Napoli 2009/2013 però ce ne vuole. A valere, in questo caso, non saranno le affinità caratteriali e quelle metodologiche, bensì i risultati nudi e crudi.
Articolo modificato 20 Lug 2015 - 23:52