Era una giornata calda, di piena estate e ricco sole, così come oggi. L’afa però non ha offusca i pensieri e l’entusiasmo di chi in Napoli ha deciso di investire tempo e denaro, spingendosi oltre a qualsiasi tipo di ostacolo o limite. “Perché non creare una squadra di calcio, nostra, importante, unica, di Napoli?” avrà detto, assecondato da qualche pazzo che ha saputo guardare lontano. Era proprio il 1 agosto 1926 quando questo piccolo sogno, quest’idea ambiziosa diventa persino realtà: dalla mente e dai sacrifici dell’industriale Giorgio Ascarelli nasce l’allora Associazione Calcio Napoli, che in ottantanove anni di strada ne ha fatta.
Molta in salita, questo è certo, ma sempre accompagnata da ottimismo, passione, unicità. In tre anni dalla sua creazione, il Napoli approda in massima serie, portando in alto, seppur ad intermittenza, il nome del calcio nel sud Italia. Tanti i presidenti che si sono alternati all’ombra del Vesuvio, così come i giocatori, le soddisfazioni e le delusioni. Persino gli impianti di gioco, dal “Collana” ad uno stadio “San Paolo” attualmente in fase di restyling così come i piccoli cambi di denominazione e categoria. Il Napoli però c’è sempre stato, contro tutto e tutti, dopo ogni amara retrocessione, assurde sentenze di Tribunale, Coppe alzate al cielo e mercati che hanno destabilizzato i tifosi con cessioni di lusso ed arrivi inaspettati.
La storia azzurra è nota ai più, meno le emozioni che i più giovani hanno vissuto solo in parte. Il “San Paolo” costantemente tinto d’azzurro e pronto alla bolgia, una Fuorigrotta che trema d’entusiasmo, le lacrime di gioia e di dolore che si alternano senza sosta, le scalate in classifica, gli stop contro le ultime della classe e le imprese contro le big, i lanci di Krol a Maradona, le magie del Pibe de Oro, gli aneddoti di Savoldi ed Alemao, i colpi da maestro di Careca, la tecnica di Zola, le parate di Castellini, le preghiere di Cavani, un Lavezzi scugnizzo, l’umile Reja, la cresta di Hamsik fino alla Supercoppa di Doha.
La storia del Napoli infine, si unisce a quella dei suoi tifosi, che hanno sempre anteposto la propria squadra del cuore a tutto: lavoro, famiglia, crisi, caldo, gelo, distanza, categorie, delusioni, cambiamenti. “La mia lei è del 1926” cantano ormai da tempo, così diversi ma uniti dallo stesso credo: sostenere gli azzurri sempre e comunque, oltre ogni vincolo temporale. Ed è così: 89 anni di passione, amore, sofferenze, aneddoti, racconti, ricordi pronti a rinnovarsi ancora ed ancora ed ancora. Ancora milioni di questi giorni caro Napoli, nella buona e nella cattiva sorte, per tutti i giorni della nostra vita.
Alessia Bartiromo
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Articolo modificato 1 Ago 2015 - 18:31