Un parere forte, duro, un pugno nello stomaco. Parole inequivocabili, senza appello, ma non a caso per chi, come Raffaele Cantone, magistrato napoletano, presidente dell’Autorità Nazionale anticorruzione, in passato da pm scavò a fondo, nel guado, indagando sui rapporti che legano le cosche al mondo del calcio.
Un’intervista, quella per le colonne dell’edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno che traccia un quadro angosciante, proponendo, di converso, concrete proposte: “Ci sono tante persone per bene in curva, ma l’organizzazione dei settori è in mano ai clan della criminalità organizzata, che proprio lì pesca la sua manovalanza. Il problema del San Paolo è di ordine pubblico, non sportivo. Lo stadio va vietato ai condannati per camorra anche in primo grado, estendendo i Daspo anche ai reati di criminalità organizzata, seppur senza generalizzare. All’interno dello stadio può crearsi un mix esplosivo, tante persone in strada non s’incontrano mai, lì una rissa per motivi di camorra può tramutarsi in una carneficina”.
Articolo modificato 5 Set 2015 - 12:02