Napoli ed il Napoli, un legame a doppio filo. Un dogma per Fabio Cannavaro, capitano della Nazionale campione del mondo nel 2006, fuoriclasse prodotto del vivaio azzurro, simbolo della città partenopea ad ogni latitudine nel corso della sua luminosa carriera. L’ex difensore ha rilasciato un’ampia intervista per le colonne de Il Mattino. Tanti gli spunti, dalla partenza contratta del nuovo corso targato Maurizio Sarri ad un’analisi lucida dei problemi extracalcistici che ruotano intorno alla piazza azzurra, spontanea per chi, come il classe ’73 della Loggetta, tra gli scalini del San Paolo è sempre stato di casa.
Ecco alcuni significativi stralci dell’intervista:
Un punto nelle prime due partite e due rimonte subite: che impressione dà il Napoli a Cannavaro?
Quella sera al San Paolo ho avvertito una sensazione strana, non per quello che ho visto in campo, ma per l’atmosfera. Troppo scetticismo intorno alla squadra.
I primi risultati non sono stati incoraggianti, però.
Ma il Napoli ha cambiato tanto. Nuovo allenatore, nuovi giocatori. È ovvio che il tifoso voglia i risultati, anche subito, ma la squadra va attesa. Sarri ha idee, le ho viste nei primi cinquanta minuti della partita con la Samp, poi sono emersi gli avversari: Zenga mi ha detto che mai aveva allenato un gruppo di giocatori così forti. Le gare sono così, ci sono momenti in cui comandi e altri in cui soffri. In questa fase il Napoli fatica ad essere squadra.
La difesa, a dispetto del ritorno di Reina, appare ancora fragile: sarebbe servito un forte centrale, superiore a Chiriches?
Credete che ce ne siano tanti in giro? Un giocatore forte migliora il complesso, ma è il reparto che deve funzionare a pieno regime e questo è possibile soltanto lavorando sui movimenti. È una questione di concetti da assimilare, di letture del gioco, di tempi. Nessun allenatore al mondo ha la bacchetta magica. E consideriamo che l’errore individuale c’è e ci sarà sempre.
Ma è così complicato cambiare mentalità per un difensore, passando dall’attenzione per l’avversario a quella per la palla?
Due miei ex compagni, Rogazzo e Troise, hanno studiato nella scorsa stagione gli allenamenti di Sarri a Empoli e sono stati colpiti dal suo sistema di lavoro, diverso da altri. Ecco perché occorre tempo per apprendere fino infondo certi meccanismi e questo può esporre ad errori. Il periodo di adattamento va concesso. I risultati, ovviamente, favoriscono questo processo.
Tira una bruttissima aria in Curva A, dove c’è stato un accoltellato in un regolamento di conti tra clan. Prima di diventare campione, Cannavaro è cresciuto in Curva: che ne pensa?
Quei tempi erano diversi. Fa male leggere e vedere tutto questo. La gente che ama il calcio è stanca di assistere ad accoltellamenti, risse,violenze di ogni genere. Si dice che lo stadio deve essere un luogo per i bambini e per le famiglie,ma si fa fino in fondo tutto affinché questo accada?Facciamo sempre lo stesso esempio,ma è pur vero che in Inghilterra il fenomeno è stato arginato e che gli stadi sono diventati sicuri. Bisogna darsi una regolata, non si può perdere altro tempo su questo fronte, perché a livello internazionale gli stadi sono migliorati e il calcio è cambiato. In Italia, non soltanto a Napoli, purtroppo no.