Il Napoli delle contraddizioni: “Sono un allenatore da progetto”. E quell’unico anno di contratto…

Che Napoli sarebbe stata l’esperienza più totalizzante e psicologicamente opprimente della propria carriera, Sarri lo aveva facilmente desunto ancora prima di entrare in contatto con l’ambiente azzurro. Sensazioni poi confermate fin dal primissimo impatto, nel quale Sarri intuì in maniera immediata tutte le sfumature e soprattutto contraddizioni che quella firma sul contratto annuale comportava.

Già, un contratto “a tempo determinato”, una durata messa in chiaro sin dall’inizio con il comunicato (scarno a dir poco) dopo la firma: “La #SSCNapoli comunica che l’incarico di allenatore della prima squadra per la prossima stagione 2015/2016 sarà affidato a Maurizio #Sarri“.

Un fare asettico che mal si sposava con l’iniziale entusiasmo (perdurato anche nel ritiro di Dimaro) della maggioranza della piazza partenopea che accolse con calore quel “napoletano nato in Toscana”, tornato alla base dopo un lungo peregrinare. Prime ore e prime contraddizioni, dunque. Con la società che poteva sembrare, paradossalmente, più scettica dei tifosi nei confronti di quella che era, a tutti gli effetti, una scelta coraggiosa.

Sono bastate, però, soltanto due partite per far sì che quel castello di convinzioni si rivelasse fatto di carte, sgretolato alle prime difficoltà. Le polemiche sopite hanno riacquistato vigore e Sarri è finito sulla graticola, con tanti tifosi che addirittura ne chiedono la testa o ne auspicano l’esonero quanto prima.

Una situazione che non era difficile da immaginare, in quanto era risaputo che il lavoro di Sarri richiedesse tempo e applicazione. Ma la pazienza, si sa, non si sposa spesso con il mondo del pallone. Un clima di certo non disteso e per il quale la società pare non voglia porre rimedio per stemperarlo, proteggendo quella “scelta coraggiosa” come si poteva auspicare.

Un momento certamente difficile, ma che Sarri dimostra di non temere, così come emerso dall’odierna conferenza stampa nella quale ha usato toni e concetti che non sono passati inosservati. “Se si prende un allenatore dalle mie caratteristiche, deve prendere tutto il bene e tutto il male. Sono un allenatore da progetto, un punto in due partite non mi fa alcuna impressione. Sono abituato, ad Empoli ne feci quattro in nove, nelle nove successive ne facemmo ventitré.”

Pensiero preciso, ma che fa emergere un’ulteriore contraddizione. Sarri si definisce “allenatore di progetto”, nonostante il contratto annuale sia sinonimo di futura fiducia legata alle prestazioni.

Il tecnico toscano ha così dimostrato coraggio, convinzione nelle proprie idee ma soprattutto fiducia nel Napoli e nel fatto che gli venga concesso tempo e modo per costruire.

Ma siamo certi che questa fiducia sia bilateralmente condivisa?

Antonio Allard (Twitter: @antonioallard1)

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