Un cinque a zero netto, una Waterloo per un Club Brugge annichilito. Il miglior modo con cui riprendere quel discorso europeo bruscamente interrotto nella doppia sfida contro la Dnipro, l’amaro epilogo – al pari della disfatta casalinga contro la Lazio – della scorsa stagione. Squadra corta, reparti coordinati a dovere, lasciando spazio alla verve trascinante degli interpreti offensivi azzurri in avanti.
Roccia. Un Napoli finalmente compatto, nelle sembianze mastodontiche e finalmente ben delineate di Kalidou Koulibaly, assoluto padrone della retroguardia. Leandro Pereira e Diaby come vittime designate a margine della prestazione impeccabile del fresco nazionale senegalese. Preciso nell’anticipo, lucido nelle letture dei movimenti avversari, una sicurezza sui palloni alti. Cambio di passo che si scorge in una condizione fisica crescente e che permette all’ex centrale del Genk di fruire, al meglio, delle direttive di un Maurizio Sarri finalmente soddisfatto.
Sinfonia. Fluida la gestione della gara da parte della mediana, tutta caratterizzata nell’ottimo esordio da titolare di Jorginho. Metodista alla vecchia maniera, svelto di testa e costante nel fraseggio, continua la ricerca della giocata di prima. Finalmente protagonista nel ruolo a lui più congeniale per caratteristiche tecniche e fisiche. Da applausi la sua ricerca della giocata in verticale, una volta per tempo ispira prima il raddoppio azzurro e poi serve Higuain, sfortunato nell’occasione, a tu per tu con Bolat. Novanta minuti importanti con l’obiettivo, centrato, di scalfire le solide gerarchie che vedono al momento un Valdifiori non al meglio titolare imprescindibile.
Freccia. Il cuore pulsante dell’incontro, come attestato dal rotondo risultato finale, tutto relegato nel pacchetto offensivo partenopeo. Una freccia, finalmente affilata, Josè Maria Callejon, tornato ad arare la fascia destra come nei tempi migliori. Moto perpetuo sull’esterno con la solita predilezione per la fase di non possesso, famelico nel trovare la profondità e scardinare le difese avversarie. Apre e chiude la contesa, un tiro cross che inganna Bolat per cominciare, un inserimento dei suoi a sfruttare l’ottimo tracciante di Allan per chiudere i giochi. Nel mezzo l’assist per il 2-0 di Dries Mertens, il migliore in campo della sfida di stasera.
Leader. Un funambolo imprendibile, galvanizzato dal personalissimo derby in tinte belga. Rapido, guizzante, imprevedibile. La fatidica spina nel fianco di Michel Preud’homme, costretto, suo malgrado, ad assistere alla disfatta dei suoi. Doppietta, in sei minuti, tagliando prima sul primo palo approfittando dell’invito di Calleti, al volo a strozzare le pretese di Bolat al 25′, su precisa assistenza di Jorginho. Prima, durante e dopo, tutto il miglior repertorio del 14 di Leuven, in un contesto continuo fatto di scatti, cambi di ritmo e proiezioni da applausi scroscianti. Punto di riferimento in ogni offensiva azzurra. Lui, come Callejon, esaltato dal cambio in corsa di Maurizio Sarri, aprendo prospettive, ridimensionando le critiche. Il miglior modo per rituffarsi in un campionato nel quale è doveroso auspicarsi una sterzata.
Edoardo Brancaccio
Articolo modificato 17 Set 2015 - 22:33