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Dall’internazionalizzazione al campanilismo: il bello di un allenatore schietto, ambizioso e soprattutto italiano

Dall’internazionalizzazione al campanilismo il passo non è così semplice come sembra. E’ un’inversione di tendenza non da poco, che porta con sé uno strascico di critiche, suggestioni e scetticismo difficili poi da scrollarsi di dosso in tempi brevi. Eh sì, sembra strano ma nella vita e nel calcio molto spesso per rendere al meglio è necessario liberarsi da impalcature e sovrastrutture precostruite, ritornando quanto prima basici, semplici, lineari e soprattutto colmare dalla base le mancanze che si erano registrate. Il Napoli dello scorso anno, o ancor più della gestione Benitez, sulla carta era forte, a tratti fortissimo con campioni di prima fascia ma sempre manchevole. Non solo in alcuni reparti ma soprattutto in verve, compattezza, carattere e leader che spesso dovevano venire dall’esterno e che, a briglia sciolta non venivano raccolti.

RESTART. Ecco che in estate si cambia, praticamente tutto, un po’ per caso ed un po’ per scelta. Dal direttore sportivo al condottiero, mirando in maniera obiettiva e razionale all’esatto opposto del pregresso. Niente più palmares internazionale ma un gran curriculum italiano, con salti di categoria ed infiniti attestati di stima, non più una bacheca con trofei prestigiosi e campioni affermati ma giovani da plasmare e club da costruire ma soprattutto un approccio sano, schietto, diretto e senza peli sulla lingua, con tutti i pro ed i contro che comporta in una pizza intransigente ed esigente come Napoli.

L’INCASTRO PERFETTO. Maurizio Sarri incarna la parte mancante del puzzle del Napoli e ce ne si è resi conto ancora una volta oggi, alla vigilia di un big match quale quello di domani contro la Juventus. Tra risate e grande carica, il tecnico toscano ha riassunto in poco meno di mezz’ora tutto ciò che i tifosi volevano ascoltare ormai da anni. Nessuna strategia, nessun pacchetto preconfezionato: è la pura e semplice realtà dei fatti, che lui finalmente annovera molto bene perché la Juventus la conosce da sempre, così come la competizione che vi è all’ombra del Vesuvio e le aspettative dei supporter. “Servono anima e cuore ancor prima dei discorsi tattici, una prestazione straordinaria che renda orgogliosi i tifosi” ed ancora “una partita che resti nella storia”. Perché, “il difetto dei tifosi della Juve è esso stesso quello di tifare Juve”. L’apoteosi. Ma non è tutto: le battute sui complimenti del presidente, la guardia alta e da buon napoletano anche la scaramanzia: “La difesa che non subisce gol? Non diciamo niente che porta sfiga!”.

Insomma, un piacere per le orecchie e non solo in campo, perché nonostante le difficoltà, la mano di Sarri già si vede ed è palese. In attesa della risposta del “San Paolo” domani, non resta che godersi le belle premesse della vigilia: perché finalmente, ci si gode la carica di un allenatore che conosce il campionato italiano e soprattutto sa leggere tra le righe di una gara mai convenzionale come Napoli-Juventus.

Alessia Bartiromo
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Articolo modificato 25 Set 2015 - 16:48

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