La sua stagione con il Napoli, era il ’93-’94, gli permise di spiccare il volo verso tutti i successi di una carriera straordinaria. Tra mille problemi societari, Marcello Lippi portò quella squadra a qualificarsi per la Coppa Uefa. Poi la chiamata della Juve, con cui vinse tutto ciò che c’era da vincere, e infine la Nazionale, con il trionfo di Berlino nel 2006, che lo consacrò Campione del Mondo. Oggi il tecnico viareggino aspetta una panchina, senza fretta, e intanto continua a studiare, si aggiorna vedendo partite. E quella di domani sera è anche un po’ la sua: “Voglio fare un appello ai tifosi di Napoli e Juve, – dice Lippi all’edizione odierna de Il Mattino – bisogna avere pazienza: tenere i piedi per terra, non farsi travolgere dalla disperazione. Bisogna sgombrare la testa dai pensieri cupi: non si può certo dare giudizi negativi dopo appena cinque giornate”.
“Chi rischia di più tra Sarri e Allegri? Ma nessuno, per carità. È un momento, ma la squadra di Sarri e quella di Allegri possono aprire un ciclo anche di sei-sette vittorie consecutive e tornare in corsa per lo scudetto in un lampo, in meno di un mese”.
“I miei ricordi di questa sfida? Sicuramente la prima al San Paolo nell’unica volta da allenatore del Napoli: finì 0-0. Dall’altra parte c’era Trapattoni. Se qualcuno mi avesse detto che l’anno dopo avrei preso il suo posto ne avrei chiesto il ricovero in manicomio. Quando l’anno dopo tornai a Fuorigrotta da allenatore della Juve, mi accolsero con gli applausi e i mazzi di fiori. Andai a raccogliere l’ovazione dei tifosi sotto la curva. Ero stordito dagli abbracci, da tutto quel calore. E sbagliai panchina: mi andai a sedere su quella di Guerini”