“La pazienza, molto spesso, vale molto più dell’intelligenza”, diceva Herman Hesse. Lo ha ribadito, pochi giorni fa in un’intervista a Il Mattino, l’ex tecnico del Milan e della nazionale italiana, Arrigo Sacchi, motivando così la scelta che il presidente De Laurentiis ha fatto con Maurizio Sarri.
Un inizio decisamente in salita, però, ha fatto perdere fin troppo presto la famosa pazienza: sconfitta col Sassuolo, doppio pari con Sampdoria ed Empoli e i primi, assordanti rumori della piazza contro il nuovo tecnico. Poi la svolta: una settimana con cambio di modulo e dieci gol totali tra Europa League e Serie A e le voci vengono rispedite al mittente, cominciano ad affievolirsi, tanto da non sentirsi eccessivamente nemmeno dopo il terzo pareggio, a Carpi. Perché in fondo, Sarri qualcosa sta cambiando, perché l’ex Empoli sta facendo ciò per cui è stato preso: il maestro di calcio, non il manager.
I numeri sono tutti dalla sua: settantadue tiri totali, ventotto tiri in porta, cento azioni di attacco costruite, ventuno corner e sessantotto falli commessi per una squadra che da Reggio Emilia a Carpi è cresciuta e non poco, sia in termini di condizione fisica sia in termini di gioco e qualità, riuscendo ad esprimere un calcio che il miglior Napoli di Mazzarri, quello del secondo posto e qualificato in Champions, non faceva vedere in questo modo. Sarri si sta dimostrando bravo ad isolare la squadra contro le critiche dell’ambiente e a farla lavorare bene, lasciando aperti ampi margini di crescita. E sabato, al San Paolo, arriva la Juventus.
La gara con i bianconeri, per tutti, sarà, come al solito un evento, non un semplice match tra due squadre avversarie. Lo stadio sarà gremito e tutti si aspettano la prestazione. Alla fine, però, conta il risultato. Se il Napoli vincerà saranno applausi, se perderà pioveranno fischi. Ma alla fine, la cosa più importante da capire è che, anche se i numeri danno ragione a Sarri e la squadra prima o poi girerà come si deve, vittoria o sconfitta, si vince e si perde stando uniti. I progetti si costruiscono con pazienza e soprattutto con la coesione di tutto l’ambiente, tifosi compresi, senza esaltarsi troppo per un 5-0 ed evitando di inneggiare alla rivoluzione due giorni dopo, per uno 0-0.
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Articolo modificato 25 Set 2015 - 11:56