Il problema era spinoso e si sapeva. La questione relativa alla riqualificazione dello stadio San Paolo è esplosa ieri in tutta la sua gravità, toccando punti veramente bassi e scatenando l’ilarità di chi guarda la vicenda dall’esterno.
LE RAGIONI PRIVATE – L’ira di Aurelio De Laurentiis è giustificata in qualche modo: le condizioni dell’impianto di Fuorigrotta sono maledettamente vergognose. Uno stadio gruviera, che manca anche dei requisiti minimi di sicurezza, per assicurare i quali ad ogni partita devono essere impiegati centinaia tra agenti delle forze dell’ordine e steward. Il rischio che la partita con la Juve si giocasse a porte chiuse c’è stato, è stato concreto e avrebbe determinato uno strappo definitivo tra club e Comune. Per fortuna non è successo, ma si è trattato solo dell’ultima goccia di un vaso ormai pieno e pronto a infrangersi in mille pezzi. La manutenzione straordinaria del San Paolo è affidata a Palazzo San Giacomo, ma i costi sono insostenibili per l’amministrazione pubblica della nostra città, gravata già da tantissimi altri problemi. Ma se questa manutenzione non viene effettuata, la macchina-stadio non può mettersi in moto: tornelli rotti, videosorveglianza insufficiente, bagni pressochè assenti in alcuni settori; per non parlare dell’esterno: dopo le partite le vie di fuga sono nulla, il traffico è quasi sempre intasato e il rischio di incidenti – con gli spettatori costretti a camminare tra le lamiere delle auto – è altissimo. A tutto questo fa da contraltare il manto erboso, unico fiore all’occhiello dell’impianto: guarda caso, l’unica cosa che, da convenzione, viene curata dal club. E ha ragione De Laurentiis quando dice che il Napoli, impegnato ad affrontare avversari di caratura internazionale, non ci fa una bella figura. Sbaglia, il presidente, nei toni che usa, nello scontro frontale che cerca a tutti i costi: lo stadio resta un bene demaniale e quindi pubblico. E il Sindaco ha il dovere di tutelare tutti i cittadini.
LE RAGIONI PUBBLICHE – Venti milioni per la ristrutturazione del San Paolo sono davvero pochi. O meglio: possono essere sufficienti se lo si vuole rendere almeno agibile e senza problemi da risolvere di partita in partita. Ma a quel punto il Comune, fatti due conti, ha le sue ragioni: la cifra è irrisoria dinanzi alla possibilità di concedere l’impianto in locazione per una durata lunga (si era parlato di 99 anni, ma anche in questo caso il balletto dei numeri è incerto). De Magistris non sembra intimidito dalla possibilità che non sia il Napoli ad effettuare questi lavori (“Venti milioni possiamo trovarli anche noi. Troviamo un modo con delle forze pubbliche e ci teniamo lo stadio”) ne tantomeno dall’eventualità che il club decida di costruire un nuovo impianto (“La scelta di restare al San Paolo è stata esclusivamente di De Laurentiis, il Comune ha solo assecondato le sue volontà: c’erano le condizioni per costruire un nuovo stadio altrove”.) Cosa accadrà allora? Il futuro in questo momento è imprevedibile, ma la sensazione è che presto le parti torneranno a parlarsi. A meno che non ci sia la volontà, da parte del Napoli, di aspettare le elezioni per confrontarsi, eventualmente, con un nuovo Sindaco ed una nuova giunta. Così fosse, si spiegherebbero tante cose. Ma i tempi, inevitabilmente, si dilaterebbero. E a perderci sarebbe, come sempre, solo Napoli.
Vincenzo Balzano
Twitter: @VinBalzano