“Faccio fatica a vedere Higuain come un problema, è una risorsa importantissima. Ho la sensazione che comunque abbia ancora qualcosa da tirare fuori e che possa esplodere in maniera ancora più incisiva”, così esordiva da Dimaro Maurizio Sarri. Incoraggiamento e provocazione, colti al volo dal Pipita. Un finale di stagione da dimenticare – pur presenti i numeri del fuoriclasse – e una nuova da raccogliere e affrontare. Archiviata la pessima figura con la Nazionale, Gonzalo arrivava a Dimaro con la valigia carica di buona volontà, pronta a trasformarla in entusiasmo. L’animo del leader, quello tanto discusso nelle precedenti annate, andava indossato al più presto. E così è stato.
Uno come gli altri, a detta di Sarri, che dietro al qualunquismo ha sempre nascosto una buona dose di fiducia e stima per il talento argentino. Le chiavi dell’attacco – pur considerando l’ampia gamma di scelta tra i compagni di reparto – sono da sempre, indiscutibilmente, nelle sue mani. Migliorarsi è l’elemento prezioso della ricetta adottata e richiesta da Maurizio Sarri, che umilmente ha accolto le richieste della rosa, adattando la sua idea di gioco alle caratteristiche dei suoi uomini. Una lezione per gli azzurri, da cui continuerà ad aspettarsi una risposta positiva.
Una punta di spessore, il Pipita, attualmente la migliore della serie A per rendimento e carattere. L’azzurro cucito sulla pelle, la meraviglia e lo stupore dietro alle giocate azzardate: è questo Gonzalo Higuain, e molto di più. La responsabilità di un avvio di stagione per nulla convincente ha offuscato per un attimo quelle giocate dimenticate dalla folla, come se la palla non sapesse più di che forma fosse fatta. Eppure non l’ha mai persa quella stoffa da campione: dall’Atalanta al Legia, passando per Lazio e Juve: 6 gol e 3 assist in 10 gare ufficiali. Numeri da capogiro quelli dell’attaccante azzurro, che ritrova la serenità e quel sorriso tanto desiderato da Maurizio Sarri. Giocare divertendosi, anche questo ha chiesto il tecnico al Pipita, nella speranza di cancellare quel broncio più che agonistico dal volto dell’argentino. E ci è riuscito ancora il tecnico toscano, che con pazienza e dedizione ha preso sotto l’ala protettiva anche chi pensava di non averne bisogno.
“Ho un ottimo rapporto con lui, nelle prime settimane mi è sempre stato al fianco, facendomi sentire importante”, ribadiva Gonzalo alla vigilia della sfida col Milan. Parole che si accompagnano ai fatti. Ed è proprio quella di San Siro la gara per eccellenza, che mette in atto la consacrazione ufficiale dell’era Sarri – quella felice, per intenderci – e sigilla il patto d’amore tra il saggio e il fuoriclasse. “Abbracciami perché sono sicuro che in un’altra vita mi amavi”, avrebbe detto il buon Pino, mai come stavolta racchiudendo alla perfezione un attimo di estrema intesa. Un abbraccio, pieno di parole, denso di significato. Perché la scena immortalata al Meazza rimarrà in eterno il quadro più bello di questa prima parte di stagione e la migliore promessa, tra due uomini legati dalla stessa ambizione: vincere una scommessa. E insieme non potrà che essere più bello.
Francesca Di Vito
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Articolo modificato 6 Ott 2015 - 00:15