“Higuain? Non l’ho convocato perché pensavo dovesse andare in questo modo”. Parole in calce di Gerardo Martino, il Tata, commissario tecnico dell’albiceleste. Una motivazione stringente, criptica, ma che lascia pochi spiragli all’interpretazione circa l’esclusione di Gonzalo Higuain dai convocati dell’Argentina per le sfide contro Paraguay ed Ecuador il 9 e 14 ottobre.
Ostracismo. Porte chiuse a doppia mandata quelle della Seleccìon, che fanno rumore, considerata condizione – e rendimento – del Pipita, autentico trascinatore del gruppo di Maurizio Sarri nelle ultime settimane. I motivi della chiusura nei confronti dell’argentino di Brest, da sempre colonna della Nazionale sudamericana, vanno ricercati non molto lontano, a quel forfait, per cause influenzali, di settembre che in Argentina non è stato assolutamente digerito. Una ridda di voci, di mugugni, come quelle che il quotidiano argentino Corrientes Hoy pochi giorni fa ha attribuito a Javier Mascherano, El Jefecito, assoluto leader della selezione argentina, risalenti al mese scorso: “Messi tra poco sarà papà ed ha risposto alla chiamata, Higuain non è venuto per un’influenza. Lio ha lasciato la moglie ad un passo dal parto, Higuain in finale contro il Cile ha sbagliato un goal incredibile, tirato un rigore in cielo, sarebbe dovuto venire lo stesso. Avremmo dovuto rafforzare il gruppo, parlare dell’accaduto”.
Scelta giusta. Un clima per nulla disteso, in patria, a circondare il delantero azzurro. Effetto marcato di una scelta, comunque, dai tratti inappuntabili. Un atto dovuto, posti i certificati medici ad attestarne lo stato di salute, che ha permesso ad Higuain di recuperare a grandi falcate una preparazione condizionata, non poco, da un precampionato a metà, a causa degli impegni della Copa America estiva in terra cilena. Una rinuncia, con le attuali conseguenze, a voli intercontinentali e ad impegni amichevoli, a differenza delle sfide di questa settimana valide per incontri ufficiali, che ha permesso al Pipita di dare, nell’immediato, un contributo essenziale nella costruzione dello splendido giocattolo che settimana dopo settimana Sarri sta arricchendo di dettagli sempre più ambiziosi, esaltanti. Un gesto controcorrente, anche solo guardando al belpaese, con Inter e Roma che non hanno gradito le convocazioni, con conseguente assenso, di Jovetic e Dzeko, alle prese con acciacchi fisici. Una decisione passata forse anche fin troppo sotto silenzio, ma che ha attestato quanto il Pipita abbia abbracciato, con tutto se stesso, il nuovo progetto partenopeo. Ora ne paga il fio, poco male per Sarri che, posto un gruppo comunque saccheggiato da 8 nazionali – Insigne ha da poco abbandonato il ritiro di Coverciano – avrà a disposizione il suo fuoriclasse, tirato a lucido, per l’importante sfida del 18 contro la Fiorentina. La chiamata della Seleccìon, ne siamo certi, non tarderà a tornare, presto.
Edoardo Brancaccio
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