Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione Italiana Allenatori Calcio, ha rilasciato un’intervista sull’edizione odierna di Tuttosport dove analizza l’inizio di campionato di Maurizio Sarri e Paulo Sousa che si sfideranno al ritorno dalla pausa per le nazionali. Ecco quanto evidenziato da SpazioNapoli.it: “Ho conosciuto Sarri in un Bologna-Pescara e d’impatto non mi piacque: con gli occhiali e tutto vestito di nero. Il nero è un colore che non mi piace. Poi vincemmo noi (2-1 al Dall’Ara per i rossoblù) e cominciò già a starmi più simpatico. In seguito l’ho conosciuto meglio ed ho scoperto una gran bella persona. Quando si parlava di un suo addio all’Empoli ha fatto dichiarazioni molto belle e sul fatto che non era una questione di soldi, perché quello che guadagnava gli bastava e avanzava; si percepiva che era sincero.
Il Sarri allenatore, invece, è preparato ed arrivato attraverso un percorso e una gavetta lunghi: studiando, studiandosi e correggendosi. Il 4-3-1-2 era un errore da innamoramento; tutti gli allenatori sono soggetti ad innamorarsi del modulo con cui hanno vinto. Maurizio è stato bravo ad accantonarlo, perché il Napoli ha gli uomini per giocare col 4-3-3.
Rispetto a Benitez probabilmente ha portato più lavoro tattico, di squadra e di reparto e in questo crede molto. Lavorando così è chiaro che c’è un momento di passaggio, è più difficile; ma alla lunga migliorano i giocatori, i reparti e tutta la squadra.
Tra Napoli e Fiorentina vedo una partita aperta: si affrontano due squadre che per filosofia di gioco cercano sempre di fare gol e in questo Sarri e Sousa si assomigliano.
L’allenatore azzurro quando giocava col trequartista soffriva le squadra che utilizzavano il 4-3-3 e attaccavano in ampiezza, sia con l’Empoli che col Napoli: come a Reggio Emilia contro il Sassuolo alla prima giornata. Ma era una sofferenza dovuta alla contrapposizione dei due moduli; ora non ha più quel problema. Anche tatticamente credo che sarà una partita aperta ed equilibrata. Il fattore campo, però, non è sa sottovalutare; in un momento di esaltazione può essere trainante, soprattutto al San Paolo”.