Sarà quel fraseggio curato ai limiti del maniacale, l’intensità come priorità assoluta della propria idea, il feeling immediato con i talenti ispanici in riva al Golfo. Tutto questo, certo, unito ad un modo di fare calcio unico nel suo genere, un personaggio atipico che si innalza nel gotha del pallone per meriti e competenze. Il mondo di Maurizio Sarri arriva in Spagna, è Marca.com a dedicare un ampio spazio al profeta tosco-partenopeo: “L’unico ragazzino a tifare Napoli a Figline Valdarno, gli altri tifavano Inter, Milan, Juventus o Fiorentina”.
Un vademecum che tutti, in riva al Golfo, conoscono bene, che il tecnico nativo di Bagnoli tiene, con orgoglio, a ribadire ai colleghi spagnoli. Le orme di papà Amerigo lasciate agli archivi, il calcio più che il ciclismo come strada da seguire.
Un percorso da ruvido difensore nel calcio dilettante, per poi sbarcare nel suo universo, quello della panchina. Una vita parallela, per molto tempo, ad affiancarlo la carriera da bancario, laureato in economia e commercio, specializzato in statistica: “Operavo nel campo delle transazioni con i grandi istituti di Londra, in Germania, Svizzera e Lussemburgo”.
Una scelta difficile, abbandonare un lavoro di prestigio dietro la scrivania per la sua grande passione, una scommessa, irrimediabilmente, vinta nella stagione 2000-2001. Come il campionato con il Sansovino, ottenendo la promozione dall’Eccellenza alla Serie D: “Abbiamo raggiunto l’obiettivo e ho capito che dovevo fare solo allenatore se volevo puntare ad un salto di qualità nella mia carriera. Una scelta complessa, ma la famiglia mi ha sostenuto, lasciare la banca non è stato facile, ma fare l’allenatore mi avrebbe reso libero”.
Per Mr 33, così rinominato ai tempi del Sansovino per il numero di schemi sui calci piazzati riscontrato da un suo calciatore negli allenamenti, la carriera da tecnico non ha certo lesinato momenti difficili: il percorso alla Sangiovannese, l’esordio in B con il Brescia, poi alcuni esoneri fino ad Empoli: “Dopo la promozione in A ho ringraziato la squadra che ha creduto in me. Ho scelto come professione una cosa che avrei fatto gratis dopo il lavoro, e ho il privilegio di essere pagato”.
Umiltà innanzitutto come, soprattutto, nei primi passi della sua esperienza partenopea. Qualche difficoltà iniziale per poi esplodere con un calcio inarrestabile, tutto incastonato nello storico 0-4 di San Siro: “L’esperienza fatta in banca mi ha formato e mi aiuta a organizzarmi e prendere delle decisioni”.
Fedele alla linea continua, stakanovista d’eccellenza: “Studio tattica anche 13 ore al giorno”, l’allenatore istrionico che ha conquistato la piazza partenopea, tutto tuta e lettore amante di Bukowski e Vargas Llosa, lancia l’assalto all’Europa che conta.
Articolo modificato 18 Ott 2015 - 01:49