Si cresce a pane e calcio. Le carriere dei singoli giocatori ti scorrono davanti agli occhi come gli album di figurine che hai collezionato da piccolo. Oggi qui, domani in quell’altra squadra. Anni fa era diverso ed i giocatori erano vere e proprie bandiere; non si poteva sbagliare, Baresi e Maldini li trovavi sempre in colori rossoneri mentre Zenga in neroazzurro. Gli anni sono passati e con essi le abitudini anche nel mondo calcistico. I ragazzi di ieri sono diventati giocatori a fine carriera prima, per poi sparire e cadere nel dimenticatoio o ( i più fortunati) passare all’altra sponda (lavorativamente parlando).
Giocatori che svestono i pantaloncini corti ed i tacchetti per vestire abiti eleganti e cravatta e sedersi in panchina. Massimiliano Allegri è uno di questi, uno dei più fortunati. Nato e cresciuto calcisticamente in Toscana il Massimiliano giocatore iniziò a tirare calci al pallone nel Cuoiopelli per poi trasferirsi al Livorno e quindi al Pisa. Ai suoi esordi fu definito giocatore dotato di talento e di un carattere un po’ scanzonato. Centrocampista nato per impostare era un’ottima mezzala trasformatasi negli anni anche in trequartista. Tra i suoi mentori Giovanni Galeone che lo allenò a Pescara e di lui disse: “era già un allenatore sul rettangolo di gioco […] leader in campo e nello spogliatoio, capitano e uomo ovunque” . Proprio al Pescara le migliori stagioni per il tecnico juventino, dal ’91 al ’93 con 31 presenze e 13 gol nella stagione ’92-’93 in serie A. Passato al Cagliari in terra sarda giocherà tre stagioni in serie A perdendosi forse nel momento migliore della propria carriera.
Un ritorno in B al Perugia con la promozione e la successiva stagione in Serie A sempre agli ordini di Galeone. Stagioni importanti per Allegri che negli anni successivi ritornerò in cadetteria al Padova prima di arrivare al San Paolo all’ombra del Vesuvio. Stagione tribolata quella azzurra con la retrocessione in serie B e tanti allenatori cambiati. Ci fu anche Galeone sulla panchina partenopea in quell’anno e fu proprio l’arrivo del tecnico che tanto bene conosceva l’Allegri giocatore che ci si sarebbe aspettato qualcosa in più dal centrocampista livornese.
Impossibile rendere al meglio in una stagione del genere ed il tecnico juventino lasciò Napoli dopo aver giocato sette partite in maglia azzurra e collezionando appena 481 minuti. Andò via senza che nessuno se ne rendesse conto e nella totale indifferenza. Il ritorno al Pescara poi l’approdo alla Pistoiese nell’amata terra toscana, prima di intraprendere la carriera da allenatore.
Inutile ricordare il ruolo dell’Allegri del 2015. Tecnico juventino e campione in carica dopo lo scudetto vinto anche in colori rossoneri.
Ci sono giocatori azzurri che a stento ricordi in maglia azzurra, Massimiliano forse è uno di questi e non solo per colpe personali.
Antonio Picarelli
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Articolo modificato 24 Ott 2015 - 21:32