NAPOLI-LAZIO 5-0. La chiave di volta, la scintilla poi divampata in un incendio di gran calcio, in Italia e in Europa. Applicazione, metodo ed equilibrio, tutto arricchito a dovere dal talento dei suoi campioni. Sarri trova il suo Napoli, lo fa schiantando con il secondo pokerissimo stagionale il gruppo di Pioli, nella rivincita dell'amara serata del 31 maggio. Il successo con il Club Brugge l'esperimento, il posticipo della quarta giornata di Serie A la prima pietra di un percorso ancora da vivere in ogni dettaglio. In soffitta il 4-3-1-2 studiato a Dimaro, spazio al 4-3-3 e ai responsi positivi contro i belgi in Europa League ed il risultato è da favola. Biancocelesti mai in partita, annichiliti dal ritmo e dalla tracotanza partenopea. Insigne danza sul pallone, Higuain finalizza, al quarto d'ora è vantaggio, ma è solo l'inizio. Il folletto di Frattamaggiore inforca il compasso e trova il guizzo di Allan, rapace nel battere Marchetti e mettere definitivamente alle corde i capitolini. Nella ripresa il divario diviene incolmabile, la marcia azzurra non trova ostacoli e dilaga, prima Insigne d'opportunismo, poi di nuovo Higuain a stordire nuovamente l'olandese Hoedt, ormai in ginocchio, griffando la prima doppietta stagionale. Chiude i conti Gabbiadini, ad un quarto d'ora dal suo ingresso in campo con un colpo sotto che fa il paio con i numeri d'antologia dei suoi compagni di reparto. Primi germogli che fioriscono nel lavoro del tecnico ex Empoli, la primavera del nuovo corso partenopeo.
“Chi ben comincia è a metà dell’opera“. È pressoché impossibile non aver sentito mai nella vita questo celebre aforisma, soprattutto con riferimento a quelle attività noiose che si preferirebbero lasciare tranquillamente da parte. Mutuando questo concetto all’interno del mondo del calcio e in particolare del Napoli la situazione è stata completamente rovesciata. Il perché lo indicano i dati delle prime partite, e nello specifico, delle trasferte azzurre.
INIZIO COMPLESSO – Non si può certamente affermare che le prime partite dell’era Sarri siano state straordinarie. Tutt’altro: ci sono state difficoltà nel gioco e nei risultati. Partendo dalla prima sconfitta in campionato in quel di Reggio Emilia contro il Sassuolo. Di nuovo si andavano ad affacciare i vecchi fantasmi: trasferte stregate e Napoli già in difficoltà. Forse però era troppo presto per fare dei bilanci concreti. Invece nel giro di un mese la situazione non era cambiata. Le due trasferte contro Empoli prima e Carpi poi non avevano dato segnali positivi ed incoraggianti. In particolar modo la trasferta contro i biancorossi neopromossi in serie A aveva fatto accendere più di un campanello d’allarme, con notevole interesse alla scadente prestazione messa in campo dagli azzurri.
POI… – Come spesso, ma non sempre, accade, qualcosa (o forse molto di più) ha iniziato a cambiare. Tralasciando la roboante vittoria contro il Milan a San Siro la compagine di Sarri contro il Chievo ha dato prova di una maturità straordinaria. È andata a violare un campo storicamente ostico, portando a casa la quarta vittoria in campionato consecutiva, la sesta considerando anche l’Europa League. La partita contro i clivensi è stata forse il definitivo passo in avanti che questa squadra necessitava. Il Napoli ha saputo imporre il proprio gioco, cosa che per svariati e differenti motivi non era successa contro Sassuolo, Empoli e Carpi. Il Napoli soprattutto ha saputo soffrire, dando prova di grande miglioramento calcistico da questo punto di vista. Sarri ha saputo inculcare la sua mentalità alla squadra che, complice anche l’abbacinante momento di forma, sta vivendo una parte di stagione stracciando record come se fossero fogli di carta.
Certo, una rondine non fa primavera, ma contro il Chievo il Napoli ha saputo dare prova di grande forza, di compattezza e di squadra. Quello che mancava ai partenopei da tanto, troppo tempo. La squadra di Sarri è paragonabile ad un motore diesel: all’inizio ci sono state difficoltà a carburare, ma una volta che si ingrana la marcia più alta, la macchina brucia chilometri su chilometri. Alla fine dunque, cosa importa da un certo punto di vista iniziare bene, se poi ci si ritrova a due punti dalla capolista.
Francesco Vassura
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