Un pari a reti bianche dal quale attingere, con la giusta critica, scorgendo ampi lati positivi. Certo, imprecisione e per larghi tratti di gara – soprattutto nel finale – stanchezza hanno impedito al gruppo di Maurizio Sarri di cogliere la sesta vittoria consecutiva stagionale. Sfumata la rincorsa al record del campionato 1987-88 – 7 vittorie – e una dose di amarezza e rimpianto per l’aggancio alla vetta sfumato. Ma la gara di Marassi, al cospetto di un Genoa solido, arcigno, messo in campo in maniera impeccabile da Gianpiero Gasperini lascia trasparire anche una serie di liete conferme, a corroborare i tanti spunti positivi emersi in una marcia che vede il Napoli imbattuto dal 23 agosto scorso,
Non solo Pipita. Come ribadito, non è stato un pomeriggio da cuori forti e esaltazioni sperticate per il pacchetto offensivo azzurro. La sfida di Genova ribadisce di quanta abbondanza e quanta qualità disponga però l’attacco azzurro, anche in una giornata di non proverbiale grazia per Gonzalo Higuain. Impeccabile l’apporto alla sfida di Dries Mertens: cambi di passo e direzione, dribbling ubriacanti, giocate di suola a lasciare sul posto i diretti avversari. Il folletto belga, rifocillato nello spirito dalla chance dal primo minuto non manca all’appello. Sfiora la rete a più riprese e si arrende solo a un acciacco che lo costringe al cambio. Da applausi l’impatto, immediato, di Lorenzo Insigne, mezz’ora a modo suo, inventando e cercando lo spunto. Da applausi il lob con cui mette in porta un Hamsik, lui sì, non proprio nel migliore dei momenti sotto rete. E se Higuain non gli avesse letteralmente tolto dai piedi quel pallone…
Orologio italo-brasiliano. Non al massimo del suo splendore il capitano partenopeo, un po’ in affanno Allan, lampi, geometrie, folate, tutto a discrezione di Jorginho. Mai un passo indietro, neanche quando il gioco diviene particolarmente fisico e arduo, prezioso e concreto nella fase di non possesso, un giocatore completamente trasformato nella testa oltre che nel gioco. Quando detta i tempi è, al solito, preciso. Nel breve la consueta sicurezza, laborioso nel tessere una trama di passaggi sempre efficaci. Insidioso anche nella ricerca della giocata in verticale. Le sirene inglesi, che raccontano un forte interesse dell’Arsenal per il regista ex Hellas, non tentino chi di dovere. Sono da scacciare con fermezza e decisione, senza possibilità di appello.
Lìder maximo. Brilla l’intera retroguardia, guidata con carisma e personalità da Raul Albiol, il migliore in campo. Il livello dei primi mesi azzurri è ormai raggiunto e, a tratti, persino superato. Lìder maximo in salsa roja di una retroguardia che ormai ha scacciato qualunque sorta di indecisione, incertezza. Sempre preciso il centrale di Madrid, concentrato nelle letture dei movimenti del dinamico attacco genoano, preciso in anticipo, pulito negli interventi, anche al limite, a sbrogliare le situazioni più complesse nell’area di rigore azzurra. Affidabile per ogni compagno di reparto, pronto a staccarsi e raddoppiare sia sull’esterno che in guisa del solito, ottimo ed esuberante, Koulibaly. Tra le note più liete della seconda retroguardia meno battuta del campionato c’è, senza alcun timore di smentita, il recupero di un campione del mondo, un centrale di esperienza e totale affidabilità, rinato sotto la sapiente gestione del tecnico partenopeo.
Edoardo Brancaccio