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STORIE DI CALCIO – “El partido del siglo” che incantò il mondo e tenne incollati gli italiani alla tv fino a notte fonda

“Per quanto tu possa essere razionale, ci sarà sempre una favola alla quale finirai per credere”. Il calcio è una di queste. Perchè travalica i confini della logica, portandoci spesso a vivere e a essere testimoni di storie belle e talvolta struggenti, non per forza a lieto fine. In questa rubrica di spazionapoli.it ne racconteremo qualcuna, provando a sbirciare dietro le quinte del palcoscenico verde: giacchè non tutto si esaurisce lì. E dietro quel pallone che rotola in un campo, ci sono spesso storie che possono insegnare qualcosa. O che vanno semplicemente tramandate, affinchè non se ne perdano mai le tracce.Buona lettura.

“Che meravigliosa partita, ascoltatori italiani”: così lo storico telecronista Rai, Nando Martellini, esultò dopo aver raccontato il gol di Rivera che pose fine a quella che è passata alla storia come la “partita del secolo”. L’Italia aveva appena scritto una delle pagine indimenticabili della sua epopea calcistica.

Chi è appassionato di calcio avrà avuto probabilmente un padre – nel caso di chi scrive anche una madre – che almeno una volta nella vita gli avrà raccontato di quella meravigliosa notte del 17 giugno 1970. Italia-Germania 4-3. Una partita che ancora oggi, a distanza di 45 anni, è ricordata a giusta ragione come una delle più emozionanti e spettacolari che il calcio abbia mai regalato. E fa niente che pochi giorni dopo la nostra Nazionale fu sconfitta sonoramente dal Brasile di Pelè: il match con i tedeschi, terminato ai supplementari, aveva tolto energie fisiche e nervose ai nostri. Ma contestualmente aveva lasciato un senso di superiorità forse anche più grande della vittoria stessa del Mondiale. Pensate un po’: a quella partita fu dedicata una targa all’interno dello Stadio Atzeca a Città del Messico.

LA PARTITA – Dentro Mazzola, fuori Rivera, che entrerà nella ripresa e lascerà il segno, nel bene e nel male. L’Italia si porta avanti dopo solo 8 minuti con un gol di Boninsegna. Il tempo trascorre, piano, ma inesorabile: gli azzurri, nel solco della scuola italiana, si arroccano in difesa e cercano di colpire in contropiede; ma in pieno recupero (cosa insolita per l’epoca, dato che non veniva quasi mai dato) concesso dall’arbitro messicano Yamasaki, la Germania pareggia con un gol del milanista Schnellinger. E Il pareggio dei tedeschi tolse il sonno agli italiani, non solo in maniera figurata: i supplementari si giocarono oltre la mezzanotte ora italiana, con la partita che terminò intorno alle 2.

L’APOTEOSI – La Germania si porta avanti dopo 4′ con Muller. Burgnich trova l’immediato pareggio in una giostra di emozioni che era di fatto partita in quei minuti: alla fine del primo tempo supplementare, l’Italia si riporta avanti grazie a uno straordinaria azione di Riva conclusa in rete dallo stesso attaccante sardo. Beckenbauer si lussa una spalla, di lui resta l’immagine stoica del calciatore con il braccio fasciato e attaccato al corpo, e nonostante questo in campo (bisognerebbe spiegarlo a qualche giocatore dei nostri tempi). I tedeschi pareggiano ancora, sempre con Muller: il suo colpo di testa passa tra Rivera che marcava il palo e lo stesso montante. A qualcuno, in Italia, sembra di sentire le imprecazioni di Albertosi. Palla al centro, e molti sono ormai proiettati ai calci di rigore. Tranne uno: Rivera. Che conclude in rete un’azione corale fatta di undici passaggi, con i tedeschi che tentano invano di rubar palla agli azzurri. Italia-Germania aveva appena scritto la sua storia: 4-3. Gli italiani scesero nelle piazze a festeggiare, proprio come se si fosse vinto il Mondiale; pazienza se era notte fonda e se poi, dopo qualche giorno, arrivò la batosta da parte del Brasile di Pelè. Chi guardò quella partita, fu consapevole sin da subito di essere stato testimone di un evento irripetibile. Italia-Germania 4-3. La partita del secolo.

Vincenzo Balzano

Twitter: @VinBalzano

Articolo modificato 2 Nov 2015 - 13:45

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