Stavolta sì: qualcuno l’ha considerato, il triangolo. E non ce ne voglia Renato Zero, per carità: è che tra le tante sfumature di questo Napoli, la forma geometrica andava necessariamente colta. Anzi: analizzata. Che ci sta meglio, e che soprattutto rende alla perfezione il lavoro – a tratti scientifico – del maestro toscano: se non avete ancora compreso, qui nulla è lasciato al caso. Ecco.
FORME – La straordinarietà del lavoro tattico di Sarri è che spesso risulta visibile anche ad un occhio non allenato: ad Empoli, il suo credo viaggiava tra le linee ed il destro di Saponara; a Napoli, il concetto si è esteso ed allargato alla squadra intera. Per intenderci: gli azzurri sono la squadra migliore d’Italia nel disporsi e nel cercarsi. Non si getta via il possesso, mai: e il motivo sta anche nell’avere il giocatore giusto al posto giusto. Se tutto gira alla perfezione, non c’è bisogno di affannarsi, né di rallentarsi. Da questo lavoro, la mole produttiva viene praticamente da sé. Così come i “triangoli”. Sì, avete capito bene. E l’ha fatto abbastanza presto pure il Napoli.
TERMINALI E INIZIALI – Cosa sono? Presto detto. Pardon: visto. Dalla metà campo in su, i partenopei sono disposti in due triangoli sui lati ed un corridoio centrale: qui in mezzo, liberi di svolazzare l’iniziale ed il terminale offensivo. Il primo è Jorginho: che al lancio lungo preferisce allargare il gioco e andare di fraseggio. Il secondo, Gonzalo Higuain: non solo centravanti col vizietto giusto, ma infinito regista offensivo dall’occhio lungo e dalla giocata intelligente. Certo, con gli uomini giusti è tutto tremendamente facile. Ma la realtà è che senza questi dettami tattici, il Napoli andrebbe poco lontano: dunque, Sarri si svesta da Carneade ed inizi a raccogliere gli applausi. Un capolavoro tattico, una squadra del genere, era soltanto la migliore tra le ipotesi d’inizio stagione.
LE DUE FASI – Hysaj-Allan-Callejon più Ghoulam-Hamsik-Insigne: la somma degli addendi – dei triangoli – è il prodotto perfetto di una squadra praticamente e paradossalmente quadrata. Di un gruppo volto sempre ad attaccare sparpagliato sui propri guizzi, poi però pronto a ricompattarsi, quindi a concedere poco. Una sorta di teorema, quello di Sarri: che a differenza di Pitagora, ai numeri ha rinunciato ben volentieri per il verde del campo e l’adrenalina della panchina. Ma che in fondo condivide col matematico un punto decisamente importante: entrambi hanno trovato la formula giusta. È che se in un triangolo rettangolo il quadrato costruito sull’ipotenusa è sempre equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti, i triangoli del Napoli costruiti sul credo di Sarri sono sempre equivalenti ad una cosa sola: il bel gioco. Geniale, a modo suo.
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Cristiano Corbo
Articolo modificato 8 Nov 2015 - 23:58