Una forma mentis che nasce da una consolidata deformazione professionale. De Laurentiis ed il regista, una rincorsa che fin dall’approdo in A ha rappresentato una chimera da raggiungere nel tempo. Una contraddizione in termini sul rettangolo di gioco per un uomo di cinema come il patron azzurro. Trend invertito radicalmente dal gennaio 2014, in principio fu il colpo Jorginho arrivato dopo un accorto lavoro ai fianchi della dirigenza scaligera scrutando le qualità del regista nei primi sei mesi in Serie A. A seguire l’acquisto di Mirko Valdifiori quest’anno, tra i migliori interpreti nel ruolo – con tanto di Nazionale conquistata – all’esordio nel massimo campionato con la maglia dell’Empoli. Ordini e geometrie al potere sotto la guida di Maurizio Sarri, che nel regista, nel vertice basso a metà campo vede un tassello di cui la sua idea di calcio non può, mai, fare a meno. Resa in campo evidente, a suon di prestazioni eccellenti per il numero otto partenopeo ed una incoraggiante crescita, dopo un periodo di ambientamento, per il classe ’86 di Lugo di Romagna.
Corsi e ricorsi. Prima, però, venne Marco Verratti, talento purissimo classe ’92 svezzato alla corte del Pescara di Zdenek Zeman. Il volo spiccato nell’estate del 2012 direzione Tour Eiffel; chance afferrata con veemenza e decisione, allettato dalle prospettive da top player celate nella corte serrata del Paris Saint Germain. Rimpianto mai nascosto di De Laurentiis che per primo, per ammissione di entrambe le parti, si era fiondato sul centrocampista abruzzese. Affare a un passo, culminato con un nulla di fatto. Un parere non entusiasta dell’allora tecnico degli azzurri Walter Mazzarri a fare da sfondo a un veto che negli anni ha assunto l’amaro sapore del lancinante rimpianto. Ora l’occasione che si ripropone con i fari puntati su Stefano Sensi, tra i migliori prospetti italiani nel ruolo e che in tanti accostano proprio a Verratti. Contatti incastonati dalle parole del diesse azzurro Cristiano Giuntoli: “Sicuramente parliamo di un giocatore di grande personalità e prospettiva. Ha grandi qualità come altri calciatori, restiamo vigili sul mercato sia in Italia che all’estero e poi trarremo le nostre conclusioni”. Messaggi criptati, nel più classico dei giochi di mercato, confermati da Rino Foschi, deus ex machina del Cesena: “Dopo la gara contro il Bari ho scambiato due parole con Giuntoli, che non nasconde l’interesse per il giocatore”.
Visione di gioco e personalità. Tutti pazzi per Sensi, centrocampista classe ’95 prodotto del vivaio del Cesena, tra le più fulgide rivelazioni dell’ottimo campionato che ad oggi ha contraddistinto il percorso dei bianconeri di Drago. Brevilineo ma tutt’altro che minuto, 168 cm d’altezza, all’esordio in Serie B ha mostrato la stoffa, quella vera, del regista consumato. Destro al millimetro ma dal mancino da non trascurare, una predisposizione genetica al cambio di gioco. Centrocampista dinamico, dal buon passo, Sensi ha conquistato a suon di prestazioni tutti gli addetti ai lavori. Un ritorno a casa da protagonista, dopo le due stagioni in Lega Pro con il San Marino, società affiliata dei romagnoli, dove in due anni ha messo a referto 59 presenze, nove reti e due assist. Degna di nota, in particolare, l’ultima stagione dove giostrando spesso anche sulla trequarti ha messo a segno ben otto reti, un lampo abbagliante nell’annata avara di soddisfazioni della sua squadra culminata con la retrocessione. Appena ventenne, sorprende per il carisma con cui riesce a tenere le redini nella mediana romagnola. Personalità che si esprime anche nell’apporto in fase di non possesso, dove sebbene difettino le doti da incontrista riesce a mettersi in mostra in copertura grazie ad una sapiente lettura di tempi e movimenti di gioco. Spiccata propensione per lo spunto e la battuta a rete, con una predilezione innata per i calci piazzati. Manca ancora la continuità, l’applicazione costante in campo, dote essenziale per fare la differenza calcando ogni palcoscenico. Qualità appurate, da cementare con lavoro ed abnegazione, confermandosi nel tempo a livelli sempre più importanti. Perché no, sotto l’egida sapiente di Sarri, che con gli interpreti in quella particolare zona del campo ha dimostrato, negli anni, di saper lavorare in maniera a dir poco proficua. Un prospetto da scandagliare, passo dopo passo, piazzando il colpo giusto al momento giusto. Questa volta senza temporeggiare troppo. La concorrenza: Roma, Milan e Inter su tutte, non manca, e di certo non resterà a guardare.
Edoardo Brancaccio
Articolo modificato 17 Nov 2015 - 10:06