La nuova vita di Gonzalo Higuain. Sembra quasi il titolo di un film e forse solo un lungometraggio d’autore riuscirebbe a descrivere il folle cambiamento del Pipita nel giro di pochi mesi. La storia è nota a tutti: Higuain, dato per partente e voglioso di riassaggiare i palcoscenici europei, ha sposato ancora a pieno gli ideali di un tecnico umile venuto dalla provincia. L’interprete principale però resta proprio lui, Gonzalo, che ha rimpiazzato nervosismo e proteste con sorrisi ed esultanze. I rigori calciati alle stelle sono soltanto un ricordo buio e sfocato che il 9 argentino si è lasciato alle spalle da vero centravanti: a suon di goal, ben 9 in campionato, 11 se si sommano quelli messi a segno in Europa League.
Con le reti e le prestazioni, però, arrivano anche le pressioni. Ad alzare la posta in gioco ci aveva già pensato Maradona, con una frase a metà tra la profezia e l’investitura: “Higuain è il mio erede”. Un’affermazione che fa piacere ma che al tempo stesso infonde un notevole carico di pressioni nel Pipita. Il quale, dal canto suo, dovrà far fronte alle fatiche del doppio impegno in Nazionale, condito anche da qualche acciacco: contro la Colombia Gonzalo è uscito dal campo claudicante, ma sono arrivati segnali positivi circa le sue condizioni. Sarri ha preparato per lui una tabella personalizzata per quando rientrerà giovedì, visto che il delantero albiceleste è troppo importante per la squadra e non può privarsene per il rush finale prima della sosta natalizia. Anche perché, se mancasse lui, il mister azzurro si troverebbe davvero in emergenza dovendo fare a meno al contempo anche di Gabbiadini e Mertens.
E invece Higuain, con il Verona, sarà lì, al centro dell’attacco, pronto a stupire ancora. L’Hellas in fondo gli evoca bei ricordi: la mente deve tornare indietro al 26 ottobre dello scorso anno. Per Gonzalo arrivò una tripletta, le prime tre reti in un campionato che si sarebbe rivelato maledetto, dopo 7 giornate in chiaroscuro fatte di occasioni sciupate e di tante proteste. Anche allora, il Pipita rimpiazzò il nervosismo con i goal e le esultanze, proprio come fatto a distanza di un anno. L’inizio del film, allora, potrebbe avere le radici proprio nella gara con l’Hellas Verona. Solo che le motivazioni sono diverse: ieri l’obiettivo era tornare al goal, oggi è continuare a stupire e volare in alto. Per dimostrare, magari, di poter essere chiamato “erede” del miglior calciatore di tutti i tempi e realizzare un sogno che era in comune: terminare la stagione in vetta alla classifica di serie A.
Vittorio Perrone
RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti sono chiusi.