Grandi sprazzi di gran calcio per poi soffrire, fino all’esplosione al triplice fischio. Napoli-Inter è partita per cuori forti, al cospetto di un avversario competitivo e guidato da un allenatore, Roberto Mancini, in grado di leggere le gare con sapienza. Un Monday night come spot, entusiasmante, per il calcio italiano. Pathos, fisicità, tattica e repentini cambi di fronte in novanta minuti con qualche fase di stallo, ma capaci di regalare strappi che rappresentano purissima manna dal cielo per gli amanti di questo sport.
Reina è monumentale, un intervento da tre punti e tanta sicurezza al reparto. La sfida del San Paolo è diversa dalle ultime uscite. Le apprensioni non mancano, si fa notare in presa alta e bassa, infonde sicurezza ai compagni. Fino a diventare protagonista nel finale, stacco di reni imponente, istinto e classe in una parata su stacco di Miranda che manda in visibilio il pubblico e fa esplodere tutta la gioia dello spagnolo di Cordoba, capitano per l’occasione nel finale.
Ottimo Albiol, sicuro nel guidare la linea, anche nei momenti maggiori difficoltà nell’ultimo scorcio della seconda frazione di gara. In marcatura è preciso in tempi e letture dei movimenti avversari, Icardi è avversario ostico solo sulla carta, sempre in balia degli interventi del centrale madrileno. In fase dì’impostazione non fa mai mancare la propria presenza, suo il lancio che “ispira” il goal del raddoppio.
A metà campo primeggia Allan, trance agonistica e consueto rendimento che sparigliano, molto spesso, gli equilibri nella zona nevralgica del campo. In fase d’interdizione non si risparmia mai, esaltato dal piglio dei suoi dirimpettai. Non spreca mai con superficialità la giocata, quando parte palla al piede è osso durissimo per la retroguardia avversaria, spesso chiamata ad interventi al limite. Da uno scatto palla al piede del centrocampisita scuola Vasco da Gama, non arginato, arriva proprio il secondo giallo di Nagatomo.
Una sola, vera occasione, sfruttata male, sotto rete per Josè Callejon. L’unica nota stonata in una prestazione in cui adempie al meglio ai dettami del tecnico. Ossigeno in fase di non possesso, angelo custode di Hysaj quando l’obbligo è ripiegare e tenere serrati i ranghi. Giostrando da quarto sulla linea dei centrocampisti alla lunga si trova ad ispirare piuttosto che affondare tra le linee ,come riportano curriculum e rendimento nelle ultime due stagioni. Il man of the match, il migliore in campo della sfida di stasera, è Gonzalo Higuain. Il giocatore che necessitava delle maniere forti, per parafrasare il pensiero di un Felipe Melo più parole che campo, alla resa dei conti. Due goal da fuoriclasse, centravanti d’autore. Condizione, passo, grinta, cattiveria sotto rete. Due bordate da impazzire su cui Handanovic è incolpevole spettatore. Che sia il miglior giocatore, per distacco, della Serie A è dogma, nient’altro. Ma chi in Europa, come Maurizio Sarri – artefice di un capolavoro lungo 4 mesi – può godere di un fuoriclasse di questo livello negli ultimi venticinque metri?
Edoardo Brancaccio
Articolo modificato 1 Dic 2015 - 01:08