Pepe Reina, maglia gialla e polsini bianchi, che si inginocchia a fine partita, dopo il fischio finale dell’arbitro. Gonzalo Higuain, maglia sudata, capelli scomposti e calzettoni abbassati, che salta a tempo, batte le mani insieme alla curva, prima di abbracciare il vicepresidente e scendere le scale che lo portano negli spogliatoi. Bambini, tantissimi bambini, appollaiati sullo stadio, con una sciarpa, una bandiera, un oggetto azzurro tra le mani, che vivono con paura e gioia una partita che rimarrà loro impressa nella mente, per tanto tempo. Donne e uomini che si abbracciano in curva, nei distinti, in tribuna: neanche il tempo di sedersi, di prendere posto, che Higuain ha già smontato la rete. Gli applausi al capitano, Hamsik. Il sudore di Jorginho, talento ritrovato. La lotta di Allan, mediano d’altri tempi. Il canto di un popolo che dopo 25 anni si ritrova lassù.
Signore e signori: abbiamo le vertigini. Da tifosi, e da commentatori. La partita di ieri è stato un concentrato di sogni ed emozioni a bocca aperta. Dopo il Milan, la Fiorentina, la Juventus, è stata la volta dell’Inter, ex capolista, presentata al San Paolo senza paura, uscita a mani vuote e con una grande prestazione. A mani vuote, però. La vittoria azzurra di ieri rimarrà nella storia recente dell’era De Laurentiis. Perché dopo 25 anni siamo di nuovo in vetta, da soli. Perché emozioni così sono difficili da cancellare. La cavalcata di Higuain verso la porta di Handanovic resterà un ricordo dolce e lieve. Lo spettacolo offerto da squadra e stadio, uniti in una sola cosa, è qualcosa di straordinario per il calcio. In generale. Guardare per credere. E poco importa se ai piani alti non l’hanno presa bene. Ci sta. La sconfitta scotta, per tutti. Per Mancini, nervoso col mondo, Felipe Melo, seduto in panchina a guardare, Guarin, che voleva menare fin dall’inizio, e pure per la Gazzetta, che ha cercato in tutti i modi di alimentarne lo scontro. Calcisticamente parlando.
Il Napoli di Sarri è diventato grande, nella notte più importante e più difficile. Higuain ha confermato – a chi ne fosse ancora dubbioso – di essere uno dei centravanti più forti sul pianeta Terra. Reina non poteva fare scelta migliore che tornare a Napoli, e ieri lo abbiamo visto tutti. Ora, però, viene il bello. Mantenere i piedi per terra è forse la cosa più difficile. E siamo sicuri che Sarri ne è fin troppo consapevole: “Scudetto? Nessuno ha mai vinto un cazzo con 31 punti il 30 novembre”, ha detto al termine della partita, lasciando parecchi a bocca aperta.
In tanti, invece, continuano a guardare le scene di ieri appellandosi al folklore, alla goliardia, al senso di esagerazione di noi napoletani. Aveva proprio ragione Battisti: “Capire tu non puoi, tu chiamale, se vuoi, Emozioni”.
Raffaele Nappi