Oltre al Pipita c’è di più. Un paio di mani, tanto per cominciare. E poi un cuore, immenso: che pure a distanza siderale sa battere a tutto campo. Pepe Reina è l’alternativa meno dolce e più cazzuta ai classici Disney: perché alla fine, vada come vada, finisci per sognare con lui. Anche se prima però piangi, a tratti ti emozioni, in fondo t’arrabbi ma subito t’addolcisci. Poi, magicamente, t’innamori. Quindi, inizi pure a credere alle favole.
IMBATTIBILE – E inizi a credere che nonostante tutto, qualcuno pronto a salvarti c’è. Ed è così forte da arrivare a 534 minuti senza la paura che il cattivo della situazione gli porti via il lieto fine. Un record, quello di Reina: perché supera De Gea (fermo a 518) e si prende col silenzio della rete inviolata lo scettro più prestigioso dello strano reame dei portieri. E pazienza se Ljajic prova a guastare tutto, specialmente sul più bello. E pazienza se quasi ci riesce, con un gol tanto furbo quanto bello. Lui, alla fine, con un guizzo magnifico, salva la favola e ne scrive la morale: chi molla, ha già perso in partenza. Chi non lo fa, non ha altro futuro se non uno costellato da vittorie.
IMMORTALE – E Pepe, di vittorie, se ne intende. Da Liverpool alla Baviera, partendo dalla paideia “subita” alla cantera del Barcellona. Un percorso netto, tracciato con le stimmate dei club più importanti al mondo. La mentalità è arrivata praticamente da sé, il carisma se l’è invece costruito tutto da solo. Perché non pensate che al minuto quarantotto vada in scena soltanto il Reina estremo difensore. È tutt’altra storia, a tratti drammaticamente bella: lì, tra quei pali, ci è infatti finito prima l’uomo e poi il calciatore. E lì, con quelle manone che si uniscono al palo, ci è arrivato prima di testa che con un’estensione del corpo. Eccola, la mentalità: pensare di poter arrivare ovunque, perché è lo stesso momento a richiederlo. Un po’ come la storia del calabrone: non sa di non poter volare, eppure lo fa. Nel suo piccolo, Reina non ha pensato neanche un secondo di non poter parare, e allora…
UN 25 DOPO – Dall’imbattibilità perduta, all’immortalità appena incassata. Non pare ci abbia perso, l’ex Bayern. Anzi: certe cose a Napoli valgono più di un semplice record, per quanto incredibile. La straordinarietà di quel gesto resterà infatti negli annali e nei taccuini dipinti d’azzurro. E Pepe, che nella storia della società era finito già da un pezzo, ha ora l’ennesimo motivo per benedire quella scelta fatta in estate: al diavolo i soldi, al diavolo l’Europa che conta. Al diavolo pure un’ultima occasione di sentirsi il più grande. C’era bisogno di lui, e ce n’era bisogno subito. Napoli ha chiamato, Reina non ha solo risposto: ha corso chilometri per farlo. E ieri sera ha regalato tutto questo: un tuffo, un paio di mani ed un primo posto che mancava da venticinque anni. Il suo numero. Ma tu guarda il caso…
Cristiano Corbo
(@CriCor9)
Articolo modificato 1 Dic 2015 - 17:17