Padre affettuoso e sergente istruttore, guanto di ferro e mano di velluto. Maurizio Sarri è così, prendere o lasciare, un modus operandi unico con cui conquistare il gruppo e trascinarlo oltre ogni limite e ostacolo. In cima ai pensieri del tecnico azzurro, da sempre, il suo più grande campione. Attenzione e dovizia di particolari da dispensare all’intero collettivo, certo, ma l’occhio di riguardo per Gonzalo Higuain non è mai mancato. L’acquolina in bocca al solo pensiero di poter gestire talento e doti immense dell’argentino di Brest, un leit motiv riproposto fin dai primi germogli del suo progetto, sulle alture trentine di Dimaro. La rotta, Sarri, l’ha sempre indicata, ancor prima di conoscerlo, guardarlo negli occhi e tessere un rapporto ormai solidissimo, ricambiato a più riprese dal centravanti argentino.
La ricerca della felicità. In principio fu l’invito a sorridere, a divertirsi sciorinando il proprio gioco. Il mantra necessario per slegarsi da pressioni e dubbi, dando tutto sé stesso sul rettangolo di gioco, superando i propri difetti, fino all’estremo. Perché sì, per Sarri dubbi non sono mai esistiti: “C’era poco da convincere Higuain, è un ragazzo leale, gli ho parlato chiaramente: gli ho detto che per me era un giocatore pigro, potenzialmente l’attaccante centrale più forte del mondo ma non lo sarebbe mai diventato se non cambiava atteggiamento. Lui era d’accordo, sapeva di essere stato in certe situazioni pigro e ha lavorato su se stesso”. Parole e opere alla vigilia della trasferta di Verona, messaggio recepito, anche oltre, abbracciato in pieno. Pungolato nell’orgoglio e stimolato a raggiungere livelli mai toccati neanche negli anni d’oro madrileni, al cospetto di fuoriclasse e tecnici di spessore immenso. I risultati sono palesi, semina proficua e raccolta ancora da cogliere a pieno, in vista di un inverno da vivere da protagonisti.
Proseguire. Battere il ferro, mantenendolo cocente, questo il nuovo imperativo. Sarri lo ribadisce come di consueto, lasciando nel cassetto la forma. Stuzzicato oggi nella conferenza della vigilia di Bologna-Napoli è lapidario: “Higuain? Se non vince nei prossimi anni il Pallone d’oro è una testa di …, al momento come attaccante tipico è il più forte del mondo”. Dritto al punto, senza spostarsi di un millimetro, sfrontatezza partenopea e pragmatismo toscano che si uniscono nell’ennesimo sprone al suo fuoriclasse. Esagerando, forse, ma è nella provocazione che bisogna leggere fra le righe, cogliendo le sfumature di un rapporto ormai simbiotico. Una Pipita d’oro tra le mani, Sarri è consapevole di disporre di un tesoro unico nel contesto italiano, livelli d’élite da far invidia ai top club mondiali. L’ennesimo sasso è lanciato, tocca a Higuain far tremare, nuovamente, l’oceano azzurro.
Edoardo Brancaccio
Articolo modificato 5 Dic 2015 - 16:05