Troppi errori, mai in partita. Costantemente superato dagli uomini di Donadoni, il peggiore in campo per SpazioNapoli è…

Difficile trovare il bandolo della matassa quando si è soverchiati fisicamente e dal punto di vista del carattere, delle motivazioni. Una sola squadra in campo per troppe fasi dell’incontro quest’oggi al Dall’Ara, e non aveva di certo la maglia partenopea. Maurizio Sarri l’aveva vaticinato, proprio alla vigilia, una Pizia poco benevola circa il destino azzurro nel lunch match della quindicesima giornata: “L’aspetto mentale è determinante, se ci sono in campo una squadra motivata ed una demotivata l’aspetto tattico non esiste, vincono sempre i primi”. Sarri in cattedra,il monito è, suo malgrado, tutto specchiato nei novanta minuti di Bologna.

Tu quoque. Difficile riconoscere la retroguardia azzurra, tutte le sicurezze ad ora costruite che svaniscono, pallide, in novanta minuti di inizio dicembre. Tradisce anche Reina, persino lui, incolpevole sulle prime due reti ma superficiale e poco reattivo sul tris di Destro, un tiro per nulla imprendibile, sul suo palo di competenza, che poggia un macigno su qualsiasi eventuale rincorsa azzurra. Impossibile trovare similitudini con il rendimento mostrato fino alla sfida contro l’Inter sia da parte dei centrali che dei terzini azzurri. Troppo incerto Raul Albiol nell’ingabbiare, salendo con i tempi giusti, in fuorigioco Destro sul vantaggio felsineo. Una rete che influisce sul rendimento del centrale madrileno che non apparirà mai realmente convincente per l’intero arco della gara, anticipi, letture, chiamate all’indirizzo dei compagni, non c’è traccia della sicurezza a cui ha ormai abituato il difensore campione d’Europa e del Mondo con la Roja.

Pessima uscita. Difficile riconoscerlocome irriconoscibili sono Koulibaly, Hysaj e Ghoualm. Il franco-senegalese parte col brivido, quando perde Mounier e lo stende al limite dell’area. Spifferi che lo accompagneranno per l’intera prestazione, spesso in confusione, sbaglia i tempi sul corner di Brienza che scova un Rossettini in solitudine desolante. Errore anche sul 3-0, quando Destro gli sbuca alle spalle e sfugge via, infido, dalle attenzioni dell’ex centrale del Genk. Pessima la resa sulle corsie esterne, dove entrambi i laterali azzurri hanno patito pene lancinanti al cospetto dei guizzanti interpreti di Donadoni, affanni costanti in fase di copertura, nessuna possibilità di spunto in quella di spinta.

Irriconoscibile. I patemi difensivi, così come l’asfissia offensiva fino al palpitante finale, nascono però da una gara persa, soprattutto nella zona nevralgica del campo. Salva la faccia Hamsik, non un Allan in costante disagio fin dalle prime battute di gioco. Preso nel mezzo, persi svariati confronti diretti, schiantato da un dinamismo avversario a cui il centrocampista scuola Vasco non è mai riuscito a tener testa. Ci prova, al solito, con le trascinanti proiezioni palla al piede, ma non riesce mai a incidere, a cambiare passo come vorrebbe. La chiave dell’incontro passa in cabina di regia, è lì che il cervello del collettivo di Sarri dà il la a fraseggi, ritmo e ragionamento. Vertice basso della mediana dove giostra Jorginho, placato con sapienza nella partita a scacchi vinta dal tecnico avversario. Il centrocampista ex Verona è il peggiore in campo. Soffre, tanto, il regista di Imbituba, e quando manca il pressing avversario, per oltre un’ora di gioco a ritmi importantissimi, finisce per marcarsi da solo. Una quantità improba di palloni sprecati, errori in verticale e in appoggio, totalmente travolto dalla spinta avversaria quando chiamato ad agire da filtro, frangiflutti nella zona nevralgica del campo. Lento e prevedibile, compassato, la peggiore uscita dell’italo-brasiliano in questa stagione passa dalla batosta sulla Via Emilia.

Edoardo Brancaccio

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