Chissà se gli è scappato un sorriso, al ‘guidari‘. Chissà se gli si sono fatte rosse le guance, se gli sono ripiombati in mente tanti bei ricordi. Tutti con lui, con Pepe Reina: compagno in Nazionale e amico di una vita. E poi con Higuain: perché col Pipita ha giocato, segnato ed esultato. Era il loro primo anno al Real Madrid: alla fine, in un reparto che comprendeva “tali” Raùl e Van Nistelrooy, ne rimase soltanto uno.
MERITI – Da canterano blanco, il destino del prode Roberto seguì un finale già scritto da tanti ed interpretato da troppi. E infatti, l’addio alle Merengues rappresentò magicamente il suo punto di svolta: dalle undici presenze in un anno, passò allo stesso numero con la maglia dell’Osasuna. Però alla voce gol. Bastò una stagione, giusto il tempo del miglior svezzamento possibile: da qui il ritorno poco felice alla corte di Schuster, e appena 124 minuti totalizzati. Una miseria, ancora oggi poco giustificabile. Ne approfittò il Getafe, del quale divenne presto idolo e trascinatore: finché pensò bene il Valencia di riportarlo a casa.
COL VALENCIA – E se nessuno è profeta in patria, Roberto Soldado rappresenta un’eccezione clamorosa: ottantadue reti in 141 partite, record di marcature in una fase finale di Champions e primo spagnolo a segnarvi due triplette. Stigmate da bomber puro, miste ad un’incredibile fiuto del gol: l’attenzione dei più grandi club europei è venuta praticamente da sé. Ci ha provato la Juve, lo voleva il Barça, balzò in mente anche a Wenger. Alla fine? Va al miglior offerente: è il Tottenham a pagare per intero la clausola rescissoria da trenta milioni. Peccato che il “London dream” si sciolga subito: colpa di qualche errore di troppo e dei soliti problemini fisici. Ah, e di un Harry Kane versione ruba-scena. Troppo con cui competere.
IN GIALLO – Ad un’andata così carica di speranze, ecco il ritorno condito da certezze: Soldado sposa il Villarreal, e si riprende Liga e sogni tinti di Rojo. Ma l’esplosione definitiva sembra ancora lontana. In diciotto gare con los amarillos, l’ex Spurs ha collezionato cinque reti – tre in campionato, due in Europa League -, ancora una volta subendo il “fascino” del collega di reparto Bakambu. Le luci della ribalta, manco a dirlo, hanno cambiato totalmente significato: e all’alba dei trent’anni, qualche parolina di troppo pare non gli sia andata proprio giù. La reazione? Fulminea: gol al Real, quello della vittoria. Emblematicamente, el ‘guidari’. Sì, il soldato.
QUALITÀ – Un monito bello e buono, a partire dal soprannome: in area di rigore, è difatti una guerra continua. Fatta di nervi, giocate e ricerca della profondità. E poi di reti, spesso meravigliose come questa.
Rispetto, non vera “paura”: questo è ciò che infonde il delantero giallo. Bravo nell’attaccare lo spazio e nello smarcarsi da qualsiasi gabbia. Ma forse, in fondo, troppo corista e poco solista: in una squadra che gira, è il giusto terminale offensivo; in un ambiente in difficoltà, solo ed impacciato. La dura legge del centravanti: in copertina perenne, a luci alternate. Koulibaly ed Albiol non hanno scelta: dovrà brancolare nel buio della loro morsa.
Cristiano Corbo
Articolo modificato 14 Dic 2015 - 15:03