Un biglietto da visita chiaro con cui gettarsi nel 2016. Qualche calo di tensione, fisiologico dopo una sosta sulle cui lungaggini ci sarebbe da riflettere, senza inficiare una gara convincente, per ritmi e resa in larghissimi frangenti della contesa. Un Toro grintoso, al solito, reso docile da un Napoli sinuoso e cattivo al punto giusto, senza mai mollare la presa da tre punti resi obbligatori dopo i risultati della diciottesima giornata. Uno squillo con cui avvisare Inter, Fiorentina e Juventus, sarà molto difficile accantonare il gruppo di Maurizio Sarri da una lotta che si promette davvero avvincente.
Non barcolla la retroguardia, ad eccezione di un Ghoulam non irreprensibile, dalla manona di Reina ai novanta minuti di Albiol e Koulibaly – a cui appuntare un paio di sbavature che avranno suscitato l’ira del tecnico partenopeo – la linea è continua. Ad impreziosire il contesto la grinta, la tenacia griffata Elseid Hysaj, progressi a vista d’occhio, partita dopo partita, regalando alla propria platea un esterno completo e con margini di miglioramento ancora tutti da evidenziare a dovere. In marcatura il solito mastino, guardingo e puntuale, preciso nelle letture dei movimenti avversari sulla corsia di destra. Polmoni a disposizione della squadra senza mai indietreggiare, proponendosi con la consueta continuità in avanti.
Regge a dovere la mediana, orfana per l’occasione del totem Allan. Serata da ricorrenza, 300 gare in Serie A per Marek Hamsik, un traguardo solcato con personalità e costrutto. In partita fin dai primissimi minuti, fonte di gioco essenziale giostrando a testa alta a metà campo sul mancino. Prezioso nel rubare palloni, fondamentale nell’affondare il colpo e costruire. Ci prova, riprova, fino al goal che mette, a conti fatti, la parola fine sull’incontro. Rispolverando il meglio del suo repertorio, un bagaglio da 93 reti in maglia azzurra, spunto tra le linee, ispiratissimo, cogliendo impreparata la difesa di Ventura e sibilando una conclusione radente e precise tra le gambe di Padelli. Capitano e leader, nel cuore del gioco. Brilla anche Valdifiori, che afferra con convinzione i novanta minuti concessi da Sarri complice l’assenza di Jorginho. Lucido nel dispensare palloni sempre preziosi, nel marasma della zona nevralgica del campo. Alterna con efficacia – rari i palloni sprecati – la giocata di prima, nel breve al tracciante lungo in verticale. Progressi evidenti anche in fase di non possesso, dove è essenziale garantire equilibrio e senso della posizione, sempre incisivo sui calci piazzati, tanti spunti per l’allenatore partenopeo in vista di una stagione in cui sarà imprescindibile attingere al meglio da ogni interprete.
Come la fine così il principio, l’essenza più pura del gruppo azzurro sgorga fluente nella classe dei propri interpreti offensivi. Essenziale Callejon, rinvigorito anche dalla presenza di Valdifiori, capace di imbeccarne con precisione i tagli che l’ex Real Madrid ha da sempre nel suo intendere il ruolo. L’approccio alla gara di Calleti è concreto e la marcia non muta fino al novantesimo. Crea pericoli e difende, svaria sull’intero fronte d’attacco, affonda, ripiega e raddoppia. Vederlo rincorrere i diretti avversari, alle porte del novantesimo, rende vivido l’apporto a cui Sarri non può assolutamente rinunciare. Sempre prodigo nell’assistere i compagni, è da un suo guizzo che nasce il vantaggio azzurro. Appoggio puntuale per Insigne, il migliore in campo della sfida di stasera. Nove reti stagionali a cui sommare sette assist. Il vantaggio, e che vantaggio, una parabola da vedere e rivedere, classe e sfrontatezza che si uniscono, dirompenti, nel pallonetto che supera Padelli scorto leggermente fuori dai pali. Questione di genetica, che sfocia e si conferma nella giocata che chiude l’incontro, un tracciante preciso, con i giri giusti, che incrocia e imbecca puntuale l’inserimento decisivo di Hamsik. Due giocate che fotografano a pieno le doti del 24 azzurro, semplicemente il miglior attaccante che il panorama italiano possa offrire. L’invito d’intuizione o la battuta a rete, c’è solo da scegliere, sublimi. Appunti per il cittì e gioia per il popolo azzurro, che si gode a pieno un suo figlio, finalmente prediletto.
Edoardo Brancaccio
Articolo modificato 7 Gen 2016 - 13:01