Work in progress – citazione tanto cara al patron azzurro – costante. Mattoncino dopo mattoncino, costruire senza mai arrestarsi. Il progetto indirizzato dalla nuova gestione tecnica non conosce fasi di stallo, un processo di maturazione rpogressiva che trova linfa vitale negli stimoli conferiti quotidianamente da Maurizio Sarri.
Metamorfosi. Un’inversione di tendenza netta, in grado di trasformare il Napoli da squadra pretenziosa, a trazione anteriore per dogma ma anche tremendamente fragile a collettivo armonico, elegante, in grado di regalare sprazzi di calcio purissimo su ogni campo, con continuità. Dalla solidità difensiva all’equilibrio a metà campo, fino al combinato disposto tra fantasia al potere e geometrie pragmatiche ad innescare le proprie bocche di fuoco. Una dolce melodia ad accompagnare un percorso fatto di errori e correzioni, dettando una risalita frenetica e implacabile.
Testa e cuore. Qualità tecniche e valori che risiedono in un’idea di calcio tremendamente bella ed altrettanto efficace ma niente di tutto questo sarebbe lontanamente avvicinabile senza un alacre lavoro, di pari intensità, dal punto di vista mentale; stimoli e motivazioni come caposaldo di un lavoro da fine psicologo oltre che da tecnico da campo. Molto racchiuso nelle parole nel dopo gara di Napoli-Torino: “Io sono contento di quello che ho e mi diverto a vederli anche in allenamento. Li terrei tutti e non prenderei nessuno, è un gruppo che stimola a volerli vedere crescere. Mettere Chalobah mi ha dato una soddisfazione importante. Sarò uno degli ultimi romantici, ma il mercato l’abolirei”. Maestro severo ma incantato dalle doti dei propri alunni, la crescita di atleti come Koulibaly e Jorginho, il ritorno a livelli eccellenti di Albiol ed Hamsik, il cambio di passo addirittura sorprendente, raggiungendo livelli eccelsi, di Higuain ed Insigne, certificano su quali basi poggia, solidissimo, il lavoro del tecnico toscano.
Nessun limite. Risultati in calce che non avrebbero mai potuto raggiungere picchi simili senza l’impronta artigiana di Sarri, martello pneumatico a battere sulle convizioni di un gruppo che mostra ancora margini ampissimi di crescita. Un collettivo chiamato a raggiungere la maturità giusta per approdare, definitivamente, a quello step tanto agognato, quello in grado di trasformare le grandi squadre in compagini vincenti. Un’unica possibile strada: non porsi alcun limite, gettare, gara dopo gara, alle spalle dubbi e timori, dando il massimo. Il tecnico tosco-partenopeo ne è consapevole e lo esprime a limpide lettere alla vigilia della gara di Frosinone: “Le squadre, come tutte le cose della vita, se smettono di migliorare iniziano a regredire, quindi credo sia ancora lunga la strada per migliorare”. Lontanissimi i tempi delle percentuali in salsa spagnola, distanti i momenti simili all’imbarazzo, ai microfoni, nei primi scampoli di esperienza in riva al Golfo per il tecnico ex Empoli. La rotta è chiara e da scafato timoniere lo indica al suo equipaggio. In terra ciociara solo il prossimo degli arrembaggi, in un viaggio ancora ricolmo di insidie e con lo sguardo all’orizzonte verso un sogno da raggiungere, del resto: “Lo scudetto resta una bestemmia? Nella vita può capitare di tutto e poi da me in Toscana si bestemmia abbastanza…”
Edoardo Brancaccio
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