Una giornata speciale oggi in casa Napoli ma dimenticate torte, candeline ed aria di festeggiamenti: fino alle 17 e poco oltre, occhi, mente e cuore soltanto alla sfida contro il Frosinone, la vera priorità di una domenica uguale a tante sul campo, con la solita voglia di stupire e confermarsi tra le grandi. In fondo, è proprio questa una delle peculiarità di Maurizio Sarri che oggi spegne ben 57 candeline: ma non glielo ricordate perché proprio non vuole distrarsi.
UN ARRIVO CHIACCHIERATO. Un po’ di dietrologia è giusto farla, per il sano gusto di rinnovare il solito ed a tratti ridondante: “ve l’avevo detto io”. Quando l’11 giugno 2015 il presidente De Laurentiis ha ufficializzato l’arrivo del tecnico ex Empoli dopo un mese di colloqui, cambiamenti, colpi di scena ed un Napoli sulla carta allo sbando senza direttore sportivo ed orfano del suo allenatore internazionale, qualcuno ha storto il naso. Anzi, diciamolo, più di qualcuno: la maggioranza dei tifosi partenopei non era convinto della scelta del massimo dirigente all’ombra del Vesuvio, prediligendo un profilo completamente opposto a quello che aveva appena lasciato Napoli ed invertendo tutte le priorità di un progetto che sembrava fin troppo voltato all’internazionalizzazione piuttosto che concentrato sul campanilismo. L’approccio in azzurro però è stato dei più belli e folli: senza clamori, con tanti sorrisi ed umiltà, conscio che per scacciare quell’alone scuro di scetticismo nei supporter prevenuti serviva tanto, tanto lavoro. Ed i risultati del campo.
NORMAL ONE ALLA RISCOSSA Impossibile però non volergli bene sin da subito, perché Maurizio non ha peli sulla lingua e dice quello che pensa, sempre. Anche quando spiega le sue origini ed il suo primo cambiamento di vita, preferendo il calcio e la panchina ad una solida e sicura carriera in banca. “Ho scelto come unico mestiere quello che avrei fatto gratis. Ho giocato, alleno da una vita, non sono qui per caso. Mi chiamano ancora l’ex impiegato come fosse una colpa aver fatto altro”. Via così verso una lunga gavetta fatta di scelte ambiziose e coraggiose fino a quella di un big, il Napoli. Arrivato nella sua città natia con tutto da dimostrare però, la strada era in salita perchè di “colpe” gliene attribuivano ancora tante: quella di provenire da una “piccola” ed aver allenato “solo” l’Empoli seppur con ottimi risultati, di avere delle idee tattiche particolari e quasi rigide e persino quella di usare un drone, che ha piacevolmente allietato i giorni di Dimaro. L’inizio azzurro è stato difficile, duro, fino all’esordio in Europa League contro il Brugge: da lì il Napoli non si è più fermato e con lui il suo “normal one” come ama chiamarlo il suo agente Pellegrini, complice un’idea tattica diversa adattandosi al meglio ai fuoriclasse a disposizione.
MOLTO PIU’ DI UN MISTER. Ma è riduttivo etichettare ad oggi Maurizio Sarri come il mero allenatore del Napoli. E’ un punto di riferimento per la squadra, un pater familias che con bastone e carota coccola e sprona tutte le sue pedine, un motivatore che, in poche settimane ha ridonato il sorriso ad un fuoriclasse spento e quasi in procinto di andare via, un maestro di tattica ed un restauratore, che trasforma in metallo prezioso tutto ciò che ha tra le mani, prendendo il meglio dalle importanti forze a disposizione. L’uomo giusto per la piazza giusta, a caccia di un grande sogno da conquistare e realizzare e perché no, di un pezzo nella storia del club partenopeo. Ma adesso però non parlategli ancora di torte, compleanni e festeggiamenti: c’è prima il Frosinone da battere. Nonostante ciò, noi vogliamo anticiparci: tantissimi auguri mister Sarri per un’avventura in azzurro sempre più bella e ricca di soddisfazioni.
Alessia Bartiromo
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Articolo modificato 10 Gen 2016 - 10:30