È il primo posto del gruppo, è la vittoria di tutti: Napoli, ora vai a vele spiegate…

Ogni sorriso infinito di oggi ne ha mille amari nel proscenio del cuore. Eccola, la realtà più incredibile di tutti: che chi soffre, pure per una ‘squadra di pallone’, alla fine un piccolo posto in Paradiso ce l’ha. Ed una volta trovato quell’angolo, quant’è dura poi allontanarsi. Quant’è più cattivo, il sapore della sconfitta.

Saranno passati anche ‘solo’ trent’anni, ma è come se fosse venuto via un secolo. Il Napoli è lì, più in alto di tutti. Ed è lì al giro di boa, quando i conti iniziano a tornare; quando non hai più l’adrenalina iniziale, ma un po’ inizi ad accusare il colpo della stanchezza e della pressione; quando il pallone scotta ed ogni attimo può essere decisivo. È lì perché l’ha meritato, sudato, azzannato. Dopo diciannove turni, non c’è più un misero dubbio che abbia voglia di tener duro.

IL SEGRETO – Anzi: i dubbi, semmai, si sono trasformati in sorprese. E le sorprese rapidamente in certezze. Del resto, per quanto la melina di Sarri sia scaramanticamente inattaccabile, quel pallone che rotola così bene è sotto gli occhi di tutti. Del presidente, forse mai così innamorato della sua creatura; di Cristiano Giuntoli, pronto a cambiare le ali di questo giocattolino affinché riesca a volare sempre più in alto; dei giocatori, che divertono e si divertono, emozionano e si emozionano. Ogni singolo abbraccio lo dimostra. Ogni sorriso lo certifica. Il segreto del Napoli è che non ha segreti: è tutto qui, genuino ma ambizioso, coi piedi per terra ma consapevole di un talento smisurato.

QUESTIONE DI DIGNITÀ- Ah, ovviamente sembra scontato a questo punto: il merito è tutto suo, di quel toscanaccio dal cuore immenso. Capace di fare a cazzotti con la più sincera – e meritata – emozione davanti alle telecamere e davanti a se stesso. Tutto è rimasto dentro, chiuso a chiave a tripla mandata: che finora non s’è fatto nulla, e il titolo d’inverno “è qualcosa che manco esiste”. Esiste questo gruppo, però. Cementato con l’espediente più semplice e più efficace: il lavoro. E quindi con la dedizione, e poi con la voglia e la determinazione di chi ha visto un cielo completamente stellato soltanto varcando la soglia di Castel Volturno. Forse è meravigliosamente tutto qui: era ridare dignità ad un popolo sempre troppo orgoglioso, era riprendere la strada di una storia sempre troppo bistrattata. Era rendersi conto: di Napoli, del Napoli. E dei suoi tesori.

UNITI SI V…. – Oggi fa sorridere, almeno un po’, quell’incertezza di Higuain in estate. Scioltasi senza possibilità di ritorno, e in cinque minuti. Il tempo di una sigaretta, di guardarsi occhi negli occhi con chi avrebbe deciso del suo futuro. Quanto conta, la fiducia. Nel calcio, nella vita. E quanto conta non camminare soli: perché ogni strada intrapresa è così intricata che senza una buona spalla si rischia d’essere inghiottiti anche da se stessi. Sarri lo sapeva: non ha dettato legge, ha teso la mano. Di risposta, i suoi ragazzi gliel’hanno afferrata. E mentre Napoli aspettava, la legge dei vasi comunicanti ha fatto il resto: c’è chi ha dato, chi ha preso. Ora il livello è lo stesso: altissimo. E c’è un unico motivo realmente in grado di cogliere tutto questo: si fa chiamare unione. D’intenti, di desideri, di sogni. Al giro di boa, c’è un gruppo fenomenale che continua a navigare verso la stessa rotta. La terra ferma non si vede, ma il profumo è già da perdere la testa.

Cristiano Corbo

 

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