Platonico, ma non troppo. Vale poco e tanto. Non è importante ed è una bella botta di coraggio. Perché bisogna ricordarsi di osare, sempre. Perché dopo la sfida del Matusa è più bello essere napoletani e tifosi dei colori azzurri. Il Napoli è campione di inverno, per la prima volta dopo ventisei anni. L’ultima, nel 1989/1990 fu…bestemmia! Si, perché quella parola Maurizio Sarri non vuole proprio sentirla nominare: si è all’inizio di una maratona arrivata al suo ventunesimo chilometro ma ancora lunga, troppo, per fare proclami. Festeggino i tifosi, non la squadra. D’ora in poi ogni partita assumerà sempre più importanza, alla stregua di una finale. Si dovrà continuare a lavorare, senza distrazioni e col solo obiettivo di continuare la marcia così come è cominciata: giocando, bene e in modo semplice, vincendo e convincendo anche gli scettici. Perché il primo posto del Napoli è meritato, come non mai nella sua storia, come non mai in questo bel campionato che sta regalando più di un’emozione agli appassionati di sport.
LA STATISTICA – Da quando le partite valgono tre punti, nel 78,5% dei casi la squadra prima a metà gennaio ha concluso poi da prima della classe a maggio. In particolare per il Napoli, le statistiche fanno sperare e sognare: tre volte alla fine del girone d’andata da prima della classe, due volte fu Scudetto. Col Frosinone la storia si ripete: per la quarta volta Napoli campione d’inverno. Chi arriva prima insomma, al termine del girone d’andata, ha più possibilità di cucirsi sul petto il tricolore. E di andare in Champions, ovviamente. Una statistica questa che, soprattutto negli ultimi campionati, non è mai stata smentita. Saranno anche numeri inutili, intanto Napoli ed il Napoli sognano di raggiungere quell’obiettivo che si insegue da anni e che prima Mazzarri poi Benitez hanno mancato. La società di De Laurentiis sta vivendo il periodo della sua piena maturità, della sua esplosione e, d’ora in poi, nessun risultato potrà essere considerato irraggiungibile. I progressi di questi anni lo sottolineano, la squadra che sta impressionando in questa stagione lo conferma: gli azzurri hanno trovato la loro dimensione e sono diventati padroni del proprio destino. Higuain e compagni hanno smentito gli scettici, dimostrandosi squadra in più di un’occasione e pronti a scrivere, nuovamente, la storia. L’ultima volta leader della squadra era un argentino, proprio come ora..
I meriti vanno divisi, tra il gruppo, fantastico in più di un’occasione, capace di superarsi, e il tecnico, quel Maurizio Sarri tutto tuta, appunti, sigarette e lavoro. La sua semplicità e la sua grande competenza, cose che hanno travolto gli azzurri, rappresentano la chiave di lettura del successo di questa squadra. Ma il bello viene ora.
I MOTIVI DEL SUCCESSO – Gioco spettacolare, semplice, fatto di tocchi di prima, verticalizzazioni, organizzato, compatto. Il Napoli, quinto l’anno scorso, si prende con prepotenza la vetta e lo fa abbattendo ogni record ed ogni…avversaria. In Serie A nessuno ha giocato come gli azzurri e lo hanno ammesso tutti, Stellone per ultimo. I reparti sono compatti: si va da una difesa a tratti impenetrabile ad un centrocampo capace di dettare le trame di gioco, per finire ad un attacco stellare già di per sé ed impreziosito ulteriormente dal Pipita Higuain in forma smagliante, nel momento migliore della sua carriera, e da tutti i compagni che sono esplosi con lui: Mertens ed Insigne, l’instancabile e fondamentale Callejon, il jolly Gabbiadini. Una squadra che ha sì bisogno di qualche innesto per migliorarsi ma che in questo girone d’andata ha lasciato tutti a bocca aperta. Non servono sforzi economici immani, bastano organizzazione, fiducia e stimoli. Perché quel primo posto è un incentivo ulteriore per fare sempre più bene e migliorarsi ulteriormente. Dopo lo scivolone di Bologna, a seguito della vittoria contro l’Inter, Sarri e i suoi ragazzi lo sanno. Il bello comincia ora, non saranno più ammessi passi falsi. Corsi e ricorsi storici: il Napoli padrone del suo destino, in un insolito pomeriggio di gennaio, lancia un altro messaggio alla Serie A. Quel titolo non vale niente per molti, ed è per ora solo l’idea di quel che tutti sognano: platonica, come da tradizione, ma non troppo.
Gennaro Donnarumma
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Articolo modificato 11 Gen 2016 - 01:00