E’ un Vincenzo Montella umile e sereno quello che, al quotidiano ‘Secolo XIX’, ha analizzato il momento della sua Sampdoria, che domenica alle 15 al “Luigi Ferraris”, ospiterà il Napoli capolista di Maurizio Sarri. L’aeroplanino di Pomigliano d’Arco apre l’intervista guardando all’atteggiamento e la mentalità che la sua squadra deve avere in campo, consapevole della posizione in cui naviga: “Dobbiamo lottare per salvarci, almeno in questo momento deve essere questa la nostra mentalità. I complimenti, lo abbiamo visto, ci fanno male”.
Montella che si è trovato catapultato nella realtà blucerchiata dopo aver lasciato Firenze, nella quale non ha mai affrontato questo tipo di difficoltà. Uno stimolo in più per calarsi nella nuova realtà, nel tentativo di creare, come detto, una nuova mentalità di squadra, ma anche una filosofia di gioco: “Sapevo tutto della società, della squadra, del campo. Conoscevo le criticità. Sono venuto anche per questo. Per il resto, un allenatore deve avere delle risposte e io qui le ho. Come le ho avute in altri posti, in situazioni di classifica migliori. La costruzione di una squadra richiede tempo, l’assemblaggio richiede tempo”.
Inevitabile, a gennaio inoltrato, non parlare di mercato, con le situazioni che riguardano Soriano ed Eder in primo piano, ma anche per quanto riguarda gli innesti per rinforzare la rosa: “Nessuno mi ha mai fatto promesse, non ho mai chiesto garanzie. Mi è sempre stata detta chiaramente la realtà è l’ho apprezzato. Anche a livello finanziario. So che la società vuole migliorare, so che non è facile. Soriano ed Eder? Non puoi trovare i loro sostituti ideali il 20 gennaio. Poi la società ha il diritto di decidere che fare dei suoi giocatori, il mio ruolo si ferma prima. Se dovessero venderli, credo che la squadra non si rafforzerà certamente”.
La chiosa finale riguarda la querelle Sarri-Mancini che tiene banco, inesorabilmente, in questi giorni. Questo il parere del mister partenopeo, che sottolinea l’importanza del ruolo e della figura di un allenatore: “Senza fare del moralismo, credo che un calciatore o un allenatore abbiano delle responsabilità a livello sociale corrispondenti al livello in cui si trovano. Più sei in alto, maggiori sono le responsabilità. Ci sta di finire fuori dalle righe, ma ci sono dei limiti”.