Tra attacco e difesa, Hamsik determina gli equilibri del Napoli. E continua a scrivere pagine di storia azzurra

Se servivano ulteriori conferme, oggi sono arrivate. Da Maurizio Sarri, dalla squadra, da tutti: Marek Hamsik scrive altre pagine di storia azzurra, a Genova, questa volta ritornando al passato, sempre però con uno sguardo al futuro. La rete che stende la Sampdoria somiglia per molti tratti a quella che, il sedici settembre del duemilasette, consegnava al Napoli il calciatore su cui ergere tutto un progetto di rinascita. I tempi sono cambiati, l’Hamsik ragazzo è oggi uomo e calciatore completo, maturo, capitano della squadra di cui è diventato tifoso, rappresentante di una città che lo ha scelto come figlio adottivo. È una bella storia, di quelle che un giorno si racconteranno ai nipotini. Qualcuno ricorda Maradona a figli e nipoti, qualcun’altro ricorderà Hamsik.

Corsi e ricorsi storici che confluiscono tutti in una gara: a Genova il Napoli si conferma capolista, Hamsik punto di riferimento per tutti i compagni. Il grande calciatore è finalmente diventato campione, si assume le sue responsabilità, dimostra una condizione mai vista finora e soprattutto ritrova, giorno dopo giorno, partita dopo partita, quel sorriso incostante in passato e che oggi splende invece più che mai, con la sua cresta, la sua classe e i suoi piedi da artista puro del pallone. A centrocampo impone la sua legge, mette ordine e limita i danni. Qualche volta sbaglia, ma è normale, perché poi va a riprendersi il pallone e quando il momento è giusto, azzanna un avversario sofferente e lo manda K.O con freddezza e cinismo, con un movimento all’Alberto Tomba, saltando gli ostacoli con leggerezza e semplicità.

Poi scrive la storia: novantasei reti totali con la maglia azzurra non si dimenticano, soprattutto quando eguagli un certo Antonio Careca, quando cioè ti rendi conto che la storia inizia a legarsi sempre più al tuo nome. Il gol magari, come sottolinea Maurizio Sarri, lo condiziona meno, perché non è un attaccante e non vive per quello. La gioia più grande viene dal suo essere centrocampista a tutto tondo, in attacco ma soprattutto in difesa, un calciatore di livello internazionale, un pendolo di schopenhaueriana memoria che oscilla, non tra dolore ed angoscia, ma tra difesa ed attacco, determinante per l’equilibrio di tutta la squadra.

Gennaro Donnarumma
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