Gigi Lentini: “Il calciatore è solo merce, nel calcio si sfrutta e si viene sfruttati”

Ne ha viste tante nella sua carriera, Gianluigi Lentini. Di soldi che giravano, anche agli inizi degli anni novanta, ce n’erano tanti e lui, calciatore pagato dal Milan 18,5 miliardi , ne è consapevole. Anzi, proprio il prezzo del suo cartellino fu oggetto di una indagine, il cosiddetto Processo Lentini, per falso in bilancio, reato poi prescritto. Silvio Berlusconi versò circa sette miliardi di lire in nero nelle casse del Torino per assicurarsi le prestazioni di un talento che finì, tragicamente, il 2 agosto 1993: un bruttissimo incidente d’auto, nel quale rischiò la vita, e addio al calcio che conta.

Oggi Lentini ricostruisce la storia del suo trasferimento ( e del pagamento in nero, n.d.r) dal Torino al Milan. Ecco le sue dichiarazioni, rilasciate al quotidiano Repubblica oggi in edicola, qui raccolte da SpazioNapoli: “All’epoca mi voleva la Juve, io avrei preferito ma il Toro mi aveva già ceduto al Milan: passai per traditore, ero in buonafede quando dichiaravo di voler restare a vita in granata.

Il pagamento in nero? Il calciatore altro non è che merce e va dove deve, firma un contratto e tace. Non ho mai saputo altro. Mi venne a prendere Berlusconi con l’elicottero, gli dissi di no ma era inutile: il Toro aveva bisogno di quei soldi per sopravvivere. Bilanci truccati? Il calcio è così: si sfrutta e si viene sfruttati, si dà per avere e si ha per dare”. 

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