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Peggio dell’Ice Bucket Challenge. Le secchiate d’acqua gelida riversate sul Napoli sono sempre più ingenti e frequenti. Occorre una preparazione psicofisica adatta, perchè stuzzicare chi guarda tutti dall’alto è un’arte parecchio in voga nel nostro Paese. Forse basta rivestirsi di una sostanza idrorepellente, sentire scorrere quel fluido addosso e non restare completamente fradici. Con compostezza e senza cedere ad alcun clamore. La nostra impermeabilità risponde al nome di Maurizio Sarri, il primo gladiatore contro gli agenti esterni. Ma ognuno di noi, nel suo piccolo, potrà schierarsi una volta per tutte “a difesa della città”.

Il campo è il giudice supremo. E non bisogna mai staccare gli occhi e la testa da quel rettangolo verde. Gli azzurri granitici e invulnerabili della gestione sarriana hanno permesso qualche infiltrazione di troppo negli ultimi tempi. Dall’inizio del 2016, la porta di Reina non è mai rimasta inviolata, bucata addirittura con due reti per due gare consecutive. Il centro nevralgico è rimasto invariato: la concentrazione. I rigori contro Torino e Sassuolo o le reti subite da Frosinone, Inter e Sampdoria sono grosso modo dovute a disattenzioni o ad una diffusa sufficienza. Marciare solidi, compatti e sempre sul pezzo è determinante se si vuole reggere la forza d’urto di una Juve incombente. Pronta ad azzannare alla prima battuta a vuoto.

Nella continuità di rendimento, nell’evitare ogni forma di appagamento anche nell’arco di 90’, è lì che il Napoli deve costruirsi la sua candidatura. Piacere e piacersi, talvolta, può essere deleterio. Nessuno regalerà nulla, anche quando tutto appare alla portata. La bava alla bocca non deve mai mancare, mai lasciare nemmeno le briciole. Lassù in cima basta un soffio di vento e le spazza via tutte. Portando con sè anche i nostri sogni.

Il terreno di gioco è un recinto dove convogliare tutte le nostre forze, lasciando fuori le beghe di condominio e le urla degli strilloni. Le alluvioni, specialmente mediatiche, sembrano voler sfondare le finestre di Castevolturno. Sigillate, impenetrabili, almeno per quanto visto finora. La querelle Sarri-Mancini, la strumentalizzazione eccessiva di un atto deplorevole ma non da condanna a morte, è stata metabolizzata con enorme successo. Basti pensare all’approccio del Napoli alla gara di Marassi per capire quanto il gruppo abbia saputo fare scudo dopo una settimana quanto meno delicata. La stampa nostrana si impegni nel ruolo di sentinella per difendere l’armonia dei ragazzi e di conseguenza l’egemonia. Allora è giusto biasimare gli ennesimi cori razzisti indirizzati dai doriani nel corso del match, archiviati con una multa e nemmeno troppe chiacchiere. Allo stesso modo i due pesi e due misure tanto cari al presidente Ferrero sono stati ammessi nel caso De Rossi – Mandzukic, molto simile su un piano strettamente culturale al “finocchio” rivolto al Mancio. Dimenticato dalla giustizia sportiva, a quanto pare. Pura cronaca, non ventilato vittimismo. Ma qui una ragione c’è. Il croato ha finito le elementari da un pezzo, qualcun altro è ripetente di lungo corso e solo davanti ai microfoni.

Parlavamo di alluvioni, se non sbaglio. Ieri è ripartita con un sussulto di sequestri l’inchiesta della Procura di Napoli sui presunti reati tributari con varie società, calciatori e procuratori coinvolti. Il Napoli ed alcuni ex tesserati azzurri sono sotto stretta osservazione, con sequestri preventivi di qualche migliaia di euro. L’operazione “Fuorigioco” dovrà far luce su presunte evasioni fiscali nella compravendita di calciatori e nel processo di fatturazione tra le varie parti in causa. Siamo alle indagini preliminari e si deve capire quanto ci sia di vero e punibile in questi meccanismi di tutela dei calciatori servendosi delle partite Iva delle varie società. I titoloni hanno anticipato di gran lunga l’andamento delle verifiche, trovando un nuovo escamotage per puntare il dito contro De Laurentiis e la gestione del sodalizio campano. E persuadere l’italiano medio che gli evasori in Italia guidano il campionato di calcio. Non sarà mica un altro specchietto per le allodole?

“L’uocchie so’ pegg’ re scuppettate” ricorda saggiamente la tradizione popolare. E infatti sarà proprio la spasmodica attenzione nei nostri confronti ad aver causato il primo foro nel nostro tessuto impermeabile. L’infortunio di Alberto Grassi qualche ora dopo la firma del nuovo contratto con i partenopei sa di sfiga allo stato puro. Una prima diagnosi avrebbe escluso lesioni gravi, ma non ci si può esimere da scongiuri ed esorcismi vari. Si possono sconfiggere tutte le tempeste e superarle senza pagare dazio. Ma la iella no. Quella colpisce alle spalle quando tutto sembra brillare. A meno che, all’improvviso, non decida di schierarsi dalla tua parte.

Ivan De Vita

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Articolo modificato 28 Gen 2016 - 11:18

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