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Zeman, l’esplosione con Sarri, gli alti e bassi di Genova. Regini, fisico e duttilità. E quello scontro con la Federazione…

Occasione last minute, o forse qualcosa in più. Vasco Regini è a tutti gli effetti, manca solo l’ufficialità di rito, il terzo acquisto del Napoli in questa sessione invernale di mercato. Dopo Gnahorè – ceduto in prestito biennale al Carpi – e Alberto Grassi, che dopo un primo impatto ai limiti dell’imponderabile tornerà in gruppo tra circa tre settimane, ecco il difensore chiamato a completare il pacchetto di centrali di Maurizio Sarri. Un tuffo nel recente passato, superando nelle preferenze della dirigenza azzurra Federico Barba. Forte di una pretesa, quella della dirigenza toscana, forse fin troppo pretenziosa per un giocatore che ad oggi non è di certo imprescindibile nei disegni di Marco Giampaolo.

Promessa. Mancino naturale classe 1990, 185 cm d’altezza e per nulla statico, dotato di buon passo. Regini è un prodotto della fucina del Cesena, dove trova il suo esordio in Serie B agli ordini dell’attuale allenatore del Carpi, Fabrizio Castori, a diciassette anni. Terzino sinistro per predisposizione, dopo il passaggio alla Sampdoria è con Zdenek Zeman a Foggia, nella stagione 2010-2011, che riesce a trovare la giusta continuità. A referto 31 presenze ed un goal, al Gela, condividendo metri e spunti sull’out mancino con un certo Lorenzo Insigne, proponendosi tra i prospetti più interessanti nel suo ruolo. Prestazioni di livello, che drizzano le antenne dell’accorto scouting empolese, che decide di acquisirne la comproprietà dalla Sampdoria nell’affare che nell’estate del 2011 porta Eder in blucerchiato. La prima stagione in Toscana non è delle più semplici, contraddistinta da ben quattro avvicendamenti in panchina e una permanenza in cadetteria ottenuta solo sul filo di lana dei Playout. Colleziona comunque 35 presenze tra campionato e Coppa Italia, salvo assistere, in disparte, alla vittoria dei compagni nella doppia sfida dentro/fuori contro il Vicenza.

Il mentore. L’esplosione, neanche a dirlo, nella stagione successiva. L’estate del 2012 segna il principio del regno al Castellani di Sarri. Una marcia entusiasmante, tante difficoltà nel primo scorcio di stagione – un settembre nero contraddistinto da ben quattro sconfitte consecutive – per poi spiccare il volo fino ad una rovente finale Playoff contro il Livorno, ma ci ritorneremo. L’attuale allenatore azzurro vede in Regini un tassello fondamentale nel suo scacchiere costruito alla lunga, ma nei minimi dettagli. Dopo una decina di gare da esterno arriva l’intuizione al centro della retroguardia, senza mai più spostarlo di un millimetro. Centrale rapido ed attento, fisico e pulito negli interventi, assimila al meglio i precisi dettami del tecnico nella gestione della linea difensiva, componendo con Tonelli una coppia d’altissimo livello. Fino al paragone, tutto agonismo e duttilità, con Giorgio Chiellini. Elemento imprescindibile negli equilibri toscani, 46 presenze da protagonista, tanto da causare, in occasione della sfida decisiva contro il Livorno, un vero e proprio scontro con la Federazione.

Fronte a aperto. Oggetto del contendere la convocazione di Regini e Saponara per l’Europeo Under 21 di categoria in Israele, che terminerà con la sconfitta degli azzurrini guidati da Devis Mangia in finale contro la Spagna, chiamata arrivata in contemporanea con la doppia sfida contro i labronici. Un vero e proprio polverone, tra combinato FIFA sulle convocazioni e normative Noif, con strali anche mediatici, terminato a favore della società di Corsi. Ai due atleti, prima di aggregarsi al gruppo in Medio Oriente fu permesso di prendere parte alle due gare, dove però alla fine furono gli amaranto a festeggiare il ritorno nella massima serie.

L’occasione. Una stagione importante, conquistando con merito gli allori di talento da tenere particolarmente d’occhio. Duttilità e capacità di interpretare il ruolo, scandendo passo dopo passo il ritorno a Genova dalla porta principale. Poi lo stallo. Così il ritorno in blucerchiato di Regini, senza mai più riuscire a tenere il passo di aspettative e precedenti. Prevelentemente collocato a sinistra da Delio Rossi, Mihajlovic, Zenga e Montella, totalizza 78 presenze 7 assist in due stagioni e mezzo, senza però confermare a pieno i positivissimi propositi che avevano sancito il suo ritorno sotto la Lanterna. Limiti, difficoltà e prestazioni spesso non all’altezza. Complici anche i costanti alti e bassi delle gestioni blucerchiate, che sembravano tarpare definitivamente le ali di una carriera che prometteva ben altri orizzonti. Ora l’occasione tanto auspicata, arrivato ad un passo dalla scadenza, l’arrivo in rivo al Golfo ritrovando il suo mentore, pronto a sfruttarne al meglio duttilità e affidamento sancito sul campo. Un affare a cifre contenute, circa 2 mln pattuiti per il riscatto a giugno, per garantire a Sarri la chiusura del cerchio.

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Edoardo Brancaccio

 

 

Articolo modificato 29 Gen 2016 - 20:28

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Scritto da
redazione
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