A lezioni di stile, mentalità e personalità: il professore Marek Hamsik si mette comodo in cattedra, una volta sceso in campo sul manto erboso a lui più amico, e recita la lezione del giorno a colui che studia dallo slovacco. Alla vigilia di Napoli–Empoli, quello tra il capitano del Napoli e Piotr Zielinski doveva essere un duello cruciale, decisivo per le sorti del match. In proporzione, lo è stato eccome: una sfida impari così come la gara nel suo complesso, tra uno studente sì modello e futuribile, che però attualmente non può fare altro che osservare dal Campione di turno, prendere appunti e mettere nel bagaglio questa esperienza.
Hamsik è tornato essenziale, presente in ogni azione a sé stesso e al contesto di squadra, decisivo palla al piede e senza complice sicuramente un posizionamento in campo a lui più congeniale, ma anche perché investito di una responsabilità che finalmente si è preso, con fiducia e coraggio. Superare la linea Maginot della mediana empolese non era facile, tutt’altro, ma lo slovacco che porta il vessillo della napoletanitá al braccio riesce ad essere braccio perfetto della mente Jorginho, esecutore implacabile della manovra di Sarri che trova nelle mezzali lo sbocco necessario per spaccare in due le difese avversarie. Scacco, è bello matto.
Zielinski prende nota, ammira con estasi l’incedere armonioso palla al piede dello slovacco, maturo ed oltremodo decisivo in ogni break del suo Napoli. Il polacco si farà, perché ha le stimmate e la visione di gioco di un ottimo calciatore: lo si vede dai tocchi di prima in uscita, dalla capacità di lettura delle situazioni di gioco. Tuttavia, nella mattanza del San Paolo, Zielinski ne esce con le ossa rotte dall’incontro ravvicinato del terzo tipo con un Allan tornato in versione alieno instancabile. L’allievo segue la lezione, con diligenza, lungimiranza ed applicazione: il professor Marekiaro l’ha impartita alla perfezione.
Andrea Bugno
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