Incisivo e sempre al servizio dei compagni. La vittoria passa dalle sue giocate, il migliore in campo per SpazioNapoli è…

Settima vittoria consecutiva, la Juventus vince di misura ma è ancora tenuta a debita distanza dalla convincente affaermazione all’Olimpico del Napoli di Maurizio Sarri. Gara sempre, o quasi, nelle mani di un undici perfetto in ogni istante della contesa, ad eccezione di qualche momento di vuoto – per la rabbia del tecnico – a intervallare un dominio mai messo in discussione dal gruppo di Pioli.

Bene la retroguardia con Koulibaly che affronta a testa altissima diretti avversari e l’ignoranza di un pubblico schernito a dovere da un direttore di gara a cui non manca la spina dorsale e la consapevolezza di cosa sia, realmente, la civiltà . Un gesto al quale fare un plauso per il lampo di luce nella coltre di nebbia che avvolge un Paese ipocrita. Che non esita nel puntare il dito contro un tecnico per delle uscite fuori luogo ma che accetta in un orrendo silenzio assenso da troppo tempo dimostrazioni di razzismo vero. Menzione per Irrati, dalla quale non si può prescindere, a margine di un giudizio che per l’ex Genk e per i suoi compagni di reparto – in cui spicca un sontuoso Albiol – merita solo lodi sperticate.

Non c’è mai partita a metà campo, Jorginho più degli altri incarna l’idea di gioco del proprio tecnico. Intelligenza tra le linee, arpionando una quantità smodata di palloni, macinando chilometri, dando poi il la ad ogni ragionamento nel cuore della manovra partenopea. Giocatore fin troppo sottovalutato, regista a tutto tondo che si appresta a trovare la propria reale dimensione.

In avanti arrivano altre due reti, con un trittico di impareggiabile fattura per assortimento, intesa e qualità individuali, tecniche e tattiche. Insigne indossa le vesti del rifinitore vero con convinzione, si accentra, alza lo sguardo e prova parabole che sono inviti a nozze per le percussioni dei compagni di reparto. L’assist per il raddoppio è l’ennesima perla della migliore annata del 24 di Frattamaggiore, che raggiunge la tanto attesa doppia-doppia, dieci reti e dieci assist in campionato, numeri da campione vero. Higuaìn tiene la media perfetta, mostruosa, fuori dai parametri del calcio nostrano. Lo fa con opportunismo, di petto su ribattuta di un pronto Marchetti attingendo dal repertorio degli opportunisti d’annata, quelli con il goal nel sangue, in tutti i modi, sfruttando ogni istante propizio. La palma di migliore in campo, però, va al numero 7, Josè Callejon. Al terzo incomodo fra i due gemelli diversi con un rendimento da incontri ravvicinati del terzo tipo. Che tanto incomodo non è, l’uomo in più di Sarri, che oltre all’immenso lavoro in fase di non possesso comincia a fruire di maggiori opportunità negli ultimi venticinque metri, cercando spesso l’incrocio, anche sul lato opposto. Un goal – con un suo classico spunto tra le linee e tocco morbido a uccellare Marchetti – ed una percussione a servire Higuain in occasione del vantaggio. Mvp dell’incontro, rinato anche sotto rete, ora l’attacco azzurro non ha più limiti.

Edoardo Brancaccio

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