Ha fatto scalpore, giustamente, la scelta dell’arbitro Irrati di sospendere momentaneamente la partita tra Lazio e Napoli, in seguito agli ululati razzisti che piovevano da gran parte dello stadio Olimpico ogni qual volta Koulibaly toccava palla. Puntuale oggi è arrivata la decisione del giudice sportivo; 50 mila euro di multa più la chiusura, per una giornata di campionato, di ben tre settori dello stadio capitolino: Curva Nord, Distinti Tevere Lato Nord e Distinti Monte Mario Lato Nord. Insomma, quasi metà impianto.
Fin qui i fatti. Poi ci sono alcune riflessioni, che devono essere poste all’attenzione di chi fa le regole e deve farle rispettare. C’è un rischio molto alto: che questa possa diventare un’arma per quei tifosi che in qualche modo vogliono danneggiare la propria società. L’esempio della Lazio è lampante. La quasi totalità della tifoseria biancoceleste è in protesta nei confronti del Presidente Lotito, che da anni combatte le frange violente di quei sostenitori che in passato hanno causato non pochi danni, e reo di non aver costruito una squadra all’altezza dopo la qualificazione ai preliminari di Champions League.
Cosa fare allora? Potenzialmente sembra che il problema sia irrisolvibile. Si era pensato che, con la tessera del tifoso, si potessero allontanare facinorosi e antisportivi dagli stadi. Così non è stato. E francamente non si capisce bene il perché. I biglietti sono nominativi, ufficialmente si potrebbe risalire a ciascuno di quei tifosi che ieri sera hanno effettuato quei cori razzisti. Con i moderni sistemi di video sorveglianza, sarebbe un gioco da ragazzi. Molto meglio che colpire un’intera tifoseria, insieme al club che rappresenta. E che, ancora una volta, dovrà pagare colpe non proprie.
Vincenzo Balzano
Twitter: @VinBalzano
Articolo modificato 4 Feb 2016 - 20:10