Avere a disposizione oltre 1000 canali tv, con una spesa di circa 10 euro al mese? Si può, ovviamente illegalmente. I colleghi de ilfattoquotidiano.it hanno affrontato il fenomeno degli Iptv illegali, una vera e propria truffa ai danni dei broadcaster italiani e internazionali, che si ripercuote anche sui consumatori ordinari. Non un semplice canale streaming con buffering problematico e immagini sgranate. Alta definizione, pubblicità capillare, tutto ad una spesa esigua, ma presente, a sovvenzionare la qualità fornita.
Approccio immediato, una richiesta esplicita e si è immediatamente catapultati nella nuova frontiera dello streaming illegali. L’obbligo è quello di fornire informazioni sul processore del proprio device ed avere competenze, minime, nell’utilizzo di programmi di riproduzione video come VLC, il passo per il download è immediato, fino a spalancare un vero e proprio mondo della pirateria televisiva.
Un bouquet di canali dalla scelta ampissima, dall’intera offerta Sky, da Sky Sport a Primafila passando per i canali di intrattenimento e cultura, fino ai canali Mediaset Premium dedicati a calcio, film e serie televisive. Una selezione che non si limita ai confini del belpaese e che si allarga a Sky Uk, Sky Deutchland fino a raggiungere in alcuni giorni la vetta di oltre 1600 canali. Tutto a portata di click, con la possibilità di un MySky fai-da-te semplicemente mettendo in pausa VLC.
Immediato nell’utilizzo e nel pagamento, tramite Postpay, Skrill e Paysafecard. Gli ultimi due in grado di garantire il più totale anonimato, versando 10 euro ad un tabaccacio ed ottenendo una ricevuta con un codice pin, il passpartout da comunicare tramite Skype per ottenere il proprio servizio.
Un fenomeno che si estende a macchia d’olio, solo su google i risultati di ricerca per “Iptv 10 euro” sono oltre 629.000. Tutto fondato sullo streaming a banda larga alla base dei servizi forniti da Premium Play, Sky go e Netflix. Offerta faraonica a prezzi risibili, si passa dai già citati 10 euro mensili fino ad offerte da cinque euro al mese o ottanta annuali.
Un danno, come già accennato, che non tocca solo le televisioni truffate ma anche gli stessi clienti, con annesso aumento dei prezzi e diminuzione degli investimenti e dell’offerta conseguente. Anche se, come affermato da Simone Autera, docente dell’Università Bocconi: “Quello con atteggiamenti pirati è un pubblico che non necessariamente acquisterebbe l’abbonamento offerto a prezzo di mercato”.
Articolo modificato 6 Feb 2016 - 12:11