Considerando i vari fattori che caratterizzano la vigilia di Juventus-Napoli, si potrebbe pensare a una partita a senso unico, con la Juventus inseguitrice a schiacciare gli azzurri rintanati nella propria metà campo. Premesse e aspettative completamente fallaci, diametralmente opposte a quelle che sono le reali intenzioni di Maurizio Sarri. “Vogliamo imporre il nostro gioco” sostiene l’allenatore azzurro, consapevole delle qualità dei propri palleggiatori: il compasso di Jorginho, la luce di Hamsik e la legna di Allan giocheranno un ruolo fondamentale.
FOLLIA – Imporre il proprio gioco in casa dei Campioni d’Italia, però, è una missione complessa, una vera e propria follia. E’ proprio di quella, però, che il Napoli ha bisogno: “Con la Juve a muso duro, voglio una squadra folle”. Una follia lucida, ponderata: perché le qualità per imporre i propri diktat allo Stadium ci sono, basta semplicemente carpire il meglio dai singoli calciatori. La follia si nota anche nello sprezzo del pericolo: il Napoli non si deve far condizionare dal rischio, anche perché pur perdendo a Torino la corsa scudetto sarebbe tutt’altro che compromessa. Higuain e compagni devono essere consapevoli, insomma, che sulla sponda bianconera hanno molto di più da perdere.
LE ARMI – Il Napoli ha due vantaggi: la superiorità a centrocampo del 4-3-3 contro il 4-4-2 di Allegri e la diversità di caratteristiche tra i centrocampisti azzurri e quelli bianconeri. Alla Juventus manca un vero e proprio regista, c’è Marchisio che metronomeggia con buoni risultati ma che per caratteristiche ricorda più Hamsik. Sarri può contare su Jorginho, che ha una media altissima per passaggi riusciti: supera con costanza la percentuale del 90%. Allan e Hamsik, poi, si completano a vicenda: il primo recupera palla, il secondo rifinisce. La vera arma in più, però, porta il numero 7 sulle spalle: José Callejòn, al di là del momento di grazia, garantisce un equilibrio perfetto tra fase offensiva e difensiva all’undici partenopeo. Il suo compito sarà tenere a bada Pogba e al tempo stesso cercare di infilare Evra o Alex Sandro sulla sua zona di competenza.
L’obiettivo, in soldoni, è imporre il proprio gioco. Una moderata follia, nemmeno tanto astratta.
Vittorio Perrone
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Articolo modificato 12 Feb 2016 - 15:42