Un tonfo inaspettato legato all’ennesimo episodio, tutto aggravato da un arbitraggio non all’altezza di una gara a questo livello. Dati di fatto che però lasciano spazio all’obbligo di metabolizzare la sconfitta del Madrigal, corollario alla caduta dello Stadium. Due sconfitte in meno di una settimana giunte nel finale, con le Parche mai propizie, bevenole, nel tessere il destino degli azzurri.
Qualche sprazzo di luce, tra cui un lob prezioso ad incrociare il taglio di Callejon all’ora di gioco, ma tante ombre per Mirko Valdifiori. Spazi leggermente più ampi in cui far fluire le sue giocate, ma l’apporto dispensato al fraseggio azzurro non è comunque quello auspicato. Qualche imprecisione di troppo ed un ritmo gestito a corrente alternata. Giudizio impietoso se si commisurano le due fasi, quando c’è da fare filtro le consuete note dolenti; un incedere troppo flemmatico per il regista ex Empoli che lo pone in costante difficotà ogni qual volta i dirimpettai della mediana spagnola accennano un cambio di passo, di lì un’ammonizione che ne ammansisce ulteriormente le velleità quando c’è da portare quantità sulle folate avversarie. La rete di Suarez nasce da una sua, evitabilissima, ingenuità. In una mediana in cui a salvarsi è il solo David Lopez marca, nuovamente, visita Marek Hamsik. Impreciso nell’ispirare le ripartenze azzurre, quasi indolente quando chiamato a garantire la gamba giusta in fase di non possesso. Dopo l’uscita a vuoto di Torino ancora una gara da comparsa, inaccettabile al cospetto dell’apporto essenziale che il capitano azzurro riveste nella zona nevralgica del campo
Ancora asfittico l’attacco partenopeo, il fiore all’occhiello del collettivo di Sarri che dalla sfida casalinga contro il Carpi sembra aver smarrito qualche ingranaggio in un motore che marciava a trazione anteriore, sverniciando ogni ostacolo. Chance dal primo minuto per Manolo Gabbiadini sfumata in oltre un’ora di gioco senza sussulti. L’ex carneade azzurro Victor Ruiz strozza con un intervento provvidenziale la migliore occasione per il centravanti scuola Atalanta, poi il nulla, tanto movimento, scarichi giusti a foraggiare i compagni a rimorchio, ma la solitudine che caratterizza la gara dell’ex Sampdoria lascia persino sgomenti. Qualche fiammata innescando il mancino, senza trovare potenza e precisione richiesti, gli unici guizzi, poi il nulla più assoluto nella zona calda. L’impressione, che stranisce, è che un patrimonio immenso vada progressivamente sprecato. La speranza in riva al Golfo è che sia un momento, alla ricerca della condizione migliore, senza particolari implicazioni legate ad un modello tattico che, comunque, non sembra esaltarne al meglio le caratteristiche. Sfugge, tra le dita di una gara impalpabile, una grande occasione anche per Dries Mertens, il peggiore in campo della sfida di stasera. Nessuna intuzione tra le linee, mai un cambio di passo atto a creare la superiorità necessaria sulla trequarti. I lampi di gran calcio, da sempre nelle corde del folletto belga, non approdano nella cittadina della comunità valenciana. Leziosità e imprecisione si alternano in un susseguirsi di soluzioni mai all’altezza. Il meglio – ed è tutto dire – arriva in fase difensiva, con un paio di interventi importanti. Neanche l’intera gara a disposizione, per Insigne è Callejon ad abbandonare il campo, riesce ad instillare un sacro furore che in terra iberica per l’ex Psv si desta terribilmente sopito. Una battuta d’arresto con qualche interrogativo di troppo, da smaltire in tempo zero, in dieci giorni il campionato azzurro si appresta ad incrociare un bivio cruciale nell’arco della stagione.
Edoardo Brancaccio
Articolo modificato 18 Feb 2016 - 23:45