Passo lungo, fiato corto, lucidità prossima allo zero: ci arriva così all’occasione del riscatto Gonzalo Higuain. Il minuto è il 74, il punteggio è ancora inchiodato sull’1-1 ed il Pipita ha sul sinistro la palla del nuovo vantaggio. Riavvolgendo il nastro della gara del centravanti di Brest, nell’ora e un quarto precedente si rivede l’Higuain furioso e nervoso della scorsa stagione, quello che lotta tra le maglie di Musacchio e Victor Ruiz nella speranza di ricevere un pallone giocabile. L’affiatamento con Strinic e Mertens non è quello dei giorni migliori, ma nemmeno centralmente l’argentino riesce a ricevere palloni giocabili chiedendoli a più riprese sia da Lopez che da Valdifiori, invano.
La partita di Higuain è un’eterna guerra di posizione, quasi sempre persa. Il Pipita si innervosisce e spreca numerose energie mentali in proteste e malumori. Sbotta e sbuffa il franco-argentino, nella speranza del guizzo che possa scuotere il suo animo e la squadra intera. Il rimpallo provocato da un’azione di Mertens lo favorisce, ma la conclusione mancina è l’emblema del suo stato d’animo e, ad ampio raggio, del momento sfortunato e sbiadito del Napoli.
La palla termina alta, così come le speranze del Napoli che crollano in quella conclusione sbilenca, che non centra nemmeno lo specchio dei pali di Areola. L’ultimo sussulto vero del Napoli è questo, fotografia perfetta del periodo che sta attraversando la squadra di Sarri. Così come un anno fa contro il Dnipro, Higuain lascia il campo a testa bassa, con un’altra cocente eliminazione, seppur diversa per termini e condizioni. Non è crisi ma adda’ passa’ a nuttat, diceva Eduardo.
Andrea Bugno
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