I novanta minuti del Franchi il racconto di una gara spumeggiante, che fa il paio con la meravigliosa gara d’andata. Un punto giusto, che rende giustizia a due squadre che fanno del gioco nella sua essenza un credo. Una sfida che riconcilia con un calcio, quello offerto dalla Serie A, che spesso non lesina sbadigli ed eccessivi difensivismi.
Napoli e Fiorentina se la giocano, e sebbene il fraseggio sia il cuore pulsante dell’idea di Sarri e Paulo Sousa sugli esterni i ritmi sono entusiasmanti. Non basta, quindi, badare all’offesa, Callejon e Insigne ci provano, lo spagnolo viene fermato solo da un Tatarusanu da antologia dell’estremo difensore. Ma è nella fase di non possesso che la gara delle due ali azzurre rasenta l’encomio, l’onore al merito. Sacrificio continuo, lettura dei movimenti avversari precisa, spendendosi oltre l’ostacolo. E se in avanti la lucidità non è la consueta, il merito, talvolta, va anche appuntato agli avversari.
Le occasioni negli ultimi venticinque metri non sono mancate, ma se il gioco azzurro non è sfociato in un tiro a segno dalle parti dell’ottimo portiere romeno il merito va, tutto, alla sontuosa gara della retroguardia viola. Con un Astori impeccabile a ergersi su tutti. Quando arriva l’errore, però, l’obbligo del centravanti è quello di cogliere il massimo, con il minimo sforzo. E’ il caso di Gonzalo Higuain, il migliore in campo della sfida di stasera. L’empasse, di un attimo, tra Tatarusanu e Marcos Alonso, va colta di pieno petto, e così accade in maniera istantanea, appena digerito il vantaggio avversario. Il Pipita fiuta la ghiotta occasione e sfrutta al meglio la chance offerta, siglando la rete numero 25 in 27 gare, goal numero 27 in stagione. La gara, come già detto, offre però pane duro nell’area viola e salvo una rete annullata per giusto fuorigioco, ed una battuta a colpa sicuro che trova un sontuoso avversario nel portiere gigliato, le occasioni non fioccano. Si veste anche da dieci sui generis in qualche occasione ma senza fortuna. Quella, è certo, è di avere un centravanti come il delantero di Brest in squadra, con un punto, comunque, pesante, che passa dal suo destro preciso e rabbioso, altro che mattoni e chili di troppo.
Edoardo Brancaccio
Articolo modificato 1 Mar 2016 - 00:42