Probabilmente non se lo aspettava nemmeno lui, Maurizio Sarri, sempre composto ai gol dei suoi, dopo una partita, persino dopo una pesante vittoria. Ma, contro il Chievo, qualcosa gli è scattato nella testa e non si è riuscito a trattenere: ha esultato, con rabbia, con determinazione, con gioia. È stata una bella scena: il focoso allenatore del Napoli, quello che glissa sempre sui successi dei suoi, quello che elogia nel giusto e che invita sempre alla calma, solo per questa volta, ha fatto un’eccezione.
E come dargli torto, dopo un mese come quello di febbraio? Se ne sono sentite di tutti i colori, sembrava quasi che il suo Napoli, quello bello e spumeggiante ammirato per tutto il campionato, cominciasse a cadere. Per gli altri, mai per lui. Mai per l’uomo che in questa squadra crede più di ogni altra cosa; mai per l’uomo che ha preso dei giocatori ed ha creato un gruppo. Mai per l’uomo che oggi, dopo aver parlato di lavoro, sacrifici e sforzi, comincia concretamente ad accarezzare quel sogno chiamato scudetto. Se glielo avessero detto dieci anni fa che un giorno avrebbe lottato per il tricolore, probabilmente, si sarebbe fatto una grossa risata.
Ci stava tutta la rabbia, dicevamo. Si, perché dopo un calo di lucidità normale, la sfortuna si è accanita contro il Napoli. A Torino una deviazione, più o meno la stessa cosa col Milan in casa, con una palla sporcata da Koulibaly. Poi l’Europa League, infine Firenze: un primo tempo di sofferenza, una ripresa da protagonisti. Il suo Napoli non se ne era mai andato, semplicemente era sceso dal piedistallo, per risalirci più forte di prima. In quelle esultanze, soprattutto nella prima, c’è la rabbia per un mese duro, ormai alle spalle. Ma, allo stesso tempo, ci sono tutte le ragioni per lottare e crederci fino alla fine. In quei pugni alzati al cielo c’è un’intera città, col suo sogno nel cuore. C’è una tifoseria, che ancora una volta, impeccabile, non manca di sostenere la squadra, nella buona ma soprattutto nella cattiva sorte. Perché anche quando il risultato non è arrivato, poche volte per fortuna, Napoli non ha mai smesso di cantare per il Napoli. In fondo è tutto lì il segreto per godersi un finale di stagione fantastico. Serviva una reazione, c’è stata. Non basterà: ci vorrà rabbia. La stessa avuta a febbraio, la stessa esternata da Maurizio Sarri ieri sera contro il Chievo. Perché rabbia può essere qualcosa di negativo e qualcosa di positivo. La scelta, in questo caso, è scontata.
Gennaro Donnarumma
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Articolo modificato 6 Mar 2016 - 01:03