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Editoriale

Napoli, di necessità virtù: quel catenaccio a difesa di un sogno

“La miglior difesa è l’attacco”. La celebre tattica napoleonica è un inno al coraggio e alla spregiudicatezza. Trascinata nel calcio da Gentil Cardoso, eclettico allenatore brasiliano degli anni ’50, è un’ottima semplificazione delle filosofie di stampo carioca. Ma non funziona sempre così. In Italia l’organizzazione difensiva ha fatto scuola, non solo grazie a quel “catenaccio” con il quale ci etichettano un po’ ovunque. E’ mentalità e capacità strategica di bloccare le partite come fosse una sfida a Risiko. A Napoli l’internazionalizzazione millantata dall’avvento di Benitez ha accantonato l’accortezza nella fase di non possesso in stile madrileno, con risultati non proprio esaltanti. Maurizio Sarri, da buon contadino del pallone, ha gettato i semi dell’inviolabilità. Le tempeste degli ultimi tempi hanno sconvolto la solidità del raccolto. Sabato è rispuntato il sole e ora tocca capire quali sono state le zone più colpite.

Dall’inizio dell’anno solo Lazio e Carpi non sono riuscite a perforare la rete azzurra. Dal Torino al Chievo, passando per le sfide di coppa con Inter e Villarreal, i partenopei hanno dovuto registrare almeno una rete al passivo. Una notevole inversione di tendenza con quanto accaduto nei mesi conclusivi del 2015. Diversi filotti di vittorie con nessun gol subito e addirittura poche chance offerte agli avversari. Granitico, concentrato e con dei meccanismi pressochè perfetti, il reparto arretrato era il vero viatico verso un sogno sempre più concreto. Perchè la giostra in attacco è ormai rinomata, divertente e prolifica. Ma capitano gare in cui si fatica ad accendere la luce, magari in periodi di appannamento, ed è determinante fare di necessità virtù. Un gol, in media, lo si fa sempre. Non prenderne equivale a tre punti e chissà se non ad una qualificazione europea. Ciò che sta accadendo alla Juve da un bel po’: in debito e poco brillante, evita l’ingresso di ogni spiffero perchè sa che con una semplice intuizione dei suoi assi porta a casa l’intera posta in palio. I 900 minuti di imbattibilità accumulati da Gigi Buffon sono allo stato attuale l’autentico spartiacque tra le due compagini di testa.

 Cos’è accaduto dal centrocampo in giù tanto da far saltare i conti? Possiamo certamente partire dalla sfortuna, perchè se al primo affondo ti sorprendono o se vieni trafitto da deviazioni e cross sbilenchi non sempre puoi farne un mea culpa. Però le distrazioni sono tante: rigori ingenuamente causati, errori di posizionamento, fino alla sanguinosa dormita di Chiriches di sabato scorso. E a queste va aggiunta una reattività di Reina non esattamente esplosiva, una rarità che in questa fase pesa il doppio. Insomma l’apparizione di tutti i fantasmi che il mister provava ad esorcizzare quando sosteneva che questi ragazzi, per conformazione strutturale, devono sempre essere pienamente sul pezzo altrimenti si rischiano disastri. Come quelli a cui si espone la linea a quattro tanto venerata ad inizio stagione, ultimamente capace di assumere strane e pericolose forme. La caccia alla Juve è aperta ed avvincente. Ma non si può più uscire di casa e lasciare la porta spalancata.

Non entreranno solo ladri in maglietta e pantaloncini. A sfregarsi le mani ci sono gli sciacalli, quelli sempre svegli e vigili in attesa della prima “disgrazia” per lucrare senza ritegno. Non deve migliorare solo la difesa sul terreno di gioco, ma acquistare spavalderia anche quella fuori dalla linea bianca. Troppe le strumentalizzazioni che sta vivendo il Napoli sulla propria pelle: ogni sottilissimo dettaglio è utilizzato per destabilizzare la tranquillità del gruppo. Higuain è intelligentemente il bersaglio principale dei difensori avversari e delle malelingue. La paura che incute è la chiara ragione fondante. E allora gossip sulla sua vita “dissoluta”, una bilancia sotto il braccio se per due gare non timbra il cartellino e tante irritanti chiacchiere anche se semplicemente non canta sotto la curva per una volta soltanto. Se poi si calmano le acque sul Pipita, spunta la grana tutta mediatica del rinnovo di Sarri, per nostra fortuna negata direttamente dal suo agente. Insomma un bombardamento di colpi da ogni direzione, molto più subdoli e irriverenti di quelli scagliati dagli attaccanti del nostro campionato. Occorre un catenaccio, allora, formato da ognuno di noi. Tutti a difesa dei sogni di un popolo.

Fare quadrato, incassare e controbattere sul campo, senza creare ulteriori strascichi. Questo è il miglior sistema di protezione, al quale talvolta dovrebbe aggiornarsi il presidente De Laurentiis. Le sue uscite, avventate sì ma anche subliminali, spesso agiscono come benzina su un fuoco già piuttosto ardente. Non esporsi ai tranelli dei detrattori è la prima mossa per tutelare il proprio patrimonio. Se invece lo si vuole dilapidare, basta iscriversi ad un corso tenuto da Maurizio Zamparini. Guerrafondaio e mangia-allenatori, quest’anno ha superato sè stesso rendendo Palermo una polveriera pronta ad esplodere. Ultimo atto di questo thriller da strapazzo la chiamata di Novellino dopo le dimissioni di un esausto Iachini. Una nave che lentamente affonda sa di boccone prelibato pronto per essere gustato. Ma non pavoneggiarti, caro Napoli. Il calcio, direi per fortuna, è anche orgoglio specialmente quando si tocca il fondo. In Sicilia nessuno regalerà niente, non c’è un finale già scritto. Difendiamoci sempre. Anche dalle facili illusioni.

Ivan De Vita
Riproduzione riservata

Articolo modificato 10 Mar 2016 - 12:49

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redazione