Non ha avuto un’infanzia semplice Elseid Hysaj. Nasce a Shkodra il 2 febbraio 1994, nell’Albania di inizi anni ’90 in cui, dopo la fine del regime di Enver Hoxha, il crollo finanziario dovuto al successore Ramiz Alia portò il Paese sull’orlo del baratro, in condizioni molto vicine a quelle del cosiddetto terzo mondo. Aveva dieci anni Hysaj quando suo padre Gezim si trasferì in Italia, iniziando – quando si dice il destino – a lavorare nella casa del procuratore sportivo Marco Piccioli. Gezim Hysaj gli propone di far venire in Italia suo figlio Elseid, convinto delle sue potenzialità; ma il ragazzo era troppo piccolo per fare un provino, così Piccioli e papà Gezim rimasero d’accordo per risentirsi quattro anni dopo, quando Elseid avrebbe compiuto 14 anni. Succede esattamente così. Il ragazzo viene visto dalla Fiorentina, convince i dirigenti viola a tesserarlo, ma l’ultimo passaggio incontra un intoppo burocratico che non lo consente. Ci riesce qualche tempo dopo l’Empoli, che porta finalmente e in maniera stabile il giovane Hysaj in Italia, inserendolo nel proprio settore giovanile: lo prende dal Vllaznia, squadra albanese che i tifosi azzurri ricordano bene per una partita giocata qualche anno fa in Intertoto.
VEDI EMPOLI… – All’Empoli impressiona tutti soprattutto per la sua resistenza
… E POI NAPOLI – Il passaggio in azzurro si concretizza quest’estate. L’arrivo di Maurizio Sarri a Napoli ovviamente facilita la trattativa, che il ds Giuntoli conclude sulla base di 5 milioni all’Empoli e con un contratto quinquennale per il giocatore a 600 mila euro a stagione. Una cifra che presto potrebbe essere ritenuta insufficiente, data la crescita esponenziale di Hysaj. Che, dopo un inizio difficile anche a causa del suo impiego a sinistra, ha vinto tutto lo scetticismo che c’era nei suoi confronti, scalzando Maggio dal ruolo di titolare inamovibile e diventando presto indispensabile per il Napoli. Ha un’intelligenza tattica fuori dal comune, la fase difensiva è un bicchiere d’acqua da mandar giù senza problemi, sa anche quando spingersi in avanti per partecipare alla manovra, grazie anche al piede educato che si ritrova. Ma la cosa che impressiona è il modo in cui sta in campo: a dispetto della sua giovane età – ha compiuto 22 anni da poco – sembra un veterano. Mai intimorito, mai sotto pressione. In fondo è anche normale se riflettiamo un attimo: cosa volete che sia una partita di calcio per un ragazzo che ha dovuto combattere ben altre battaglie?
Vincenzo Balzano
Twitter: @VinBalzano
Articolo modificato 10 Mar 2016 - 22:08